domenica 25 settembre 2011

Distruggere pianeta e animali si ritorce contro di noi: è ovvio ma non sembra

25  9   2011  13:21
In questi ultimi anni mi sono interessato in particolare di animalismo, e quindi di alimentazione e vivisezione, delle truffe dell’industrie farmaceutica, di decrescita felice, e del mio così denominato: “laboratorio di felicitologia”, riguardante la psicologia, la psicoterapia, e tutto ciò che può aiutarci nell’essere felici anziché infelici.
Anche se lo sapevo già, studiando ulteriormente, e per la mia esperienza personale, mi sono convinto che tutti questi argomenti sono troppo tra loro correlati e intrecciati per mantenerli divisi. Anzi: è un errore scientifico, strategico e metodologico.
Per non dilungarmi troppo, mio consueto errore, passo subito al sodo e ad alcuni esempi pratici.
Il dottor Jean Seignalet, medico all’ospedale di Montpellier e docente universitario della stessa città, ha diretto per trent’anni il laboratorio di istocompatibilità nel suddetto ospedale, è autore di più di duecento pubblicazioni in riviste mediche inglesi e francesi. Ha scritto un libro di 650 pagine, al quale se ne aggiungo altre 40 di bibliografia di riviste e titoli di letteratura prettamente medica, biologica, chimica, ecc.
S’intitola: Alimentazione, la terza medicina, ahimé finora è solo in spagnolo, e spero che venga quanto prima tradotto anche in italiano. Non mi risulta dunque che sia animalista, né complottista, né un pericoloso sovversivo. “Solo” una persona onesta, che non si vende, e cerca di far bene il proprio mestiere.
Ebbene, a pagina 80, dopo aver lungamente e dottamente trattato le enormi differenze tra il latte materno umano e quello di vacca, differenze che vanno naturalmente a incidere nello sviluppo e nella fisiologia dei diversi organismi (umani e bovini), ecco cosa dice a proposito del latte di mucca:

<<Se esploriamo la letteratura (si riferisce ovviamente alla letteratura scientifica) vediamo che il latte di vacca e i suoi derivati sono coinvolti in diverse malattie:

1)    Poliartrite reumatoide, la soppressione dei prodotti lattei provoca una remissione dell’artrite, e la sua reintroduzione è seguita da una recidiva in una percentuale non irrilevante. (Darlington, 1986)
2)    Nel diabete giovanile di recente comparsa, Karjalainen e coleghi (1992) osservano costantemente un grado elevato di anticorpi contro la albumina bovina e le attribuiscono un ruolo nell’origine delle lesioni del pancreas endocrino.
3)    Nella sclerosi multipla, Kousmine (1980) e Swank (1991) ottennero dei significativi arresti dell’evoluzione della malattia chiedendo ai loro pazienti di superare l’alimentazione con grassi saturi di origine animale, tra cui latte e derivati, sostituendoli con grassi insaturi di origine vegetale.
4)    Nella nefropatia per IgA, Sato e colleghi (1988) evidenziarono le molecole antigeniche presenti nel latte e rintracciate nei glomeruli renali.
5)    Alcune emicranie sono chiaramente provocate dall’ingestione dei prodotti lattei e cessano quando tale ingestione cessa ( Monro e colleghi, 1984)
6)    Il Morbo di Crohn è chiaramente più esteso tra gli anglosassoni e gli scandinavi che tra i latini, il che è stato correlato con un maggiore consumo di latte tra i primi.
7)    In Francia, le lesioni cardiovascolari sono più frequenti, e la vita media è più breve nel nord che nel sud. Questo si attribuisce in gran parte al consumo di burro per i primi (al nord), anziché al consumo di olio, in particolare d’oliva, per i secondi, al sul.>>

Spero mi perdonerete la traduzione approssimativa, è mia, so qualche rudimento di spagnolo e non ho neppure un dizionario degno di tale nome, ma spero di aver dato un’idea e di aver colto i punti essenziali.
Stiamo parlando di mali e malattie non secondarie, anzi ormai vere e proprie epidemie, , spesso recenti, che incidono gravemente sulla durata e sulla qualità della vita, e nelle quali latte e derivati avrebbero un ruolo fondamentale: poliartrite reumatoide, diabete giovanile, sclerosi multipla, nefropatie, alcune emicranie, Morbo di Crohn, problemi al cuore.
Eppure i media su tutto ciò tacciono, in Italia, per esempio, Elisir non dirà mai che queste malattie sono spesso collegate al consumo di latte, e non dobbiamo dimenticare che tutti questi articoli e ricerche, escono e vengono pubblicati dalle riviste scientifiche con grandi difficoltà, essendo comunque l’industria farmaceutica tra i maggiori finanziatori di tali riviste. Anche quando la cosa non riguarda direttamente i farmaci, queste notizie non vengono comunque divulgate nei media per le opposizioni di questa o quella lobby, in tal caso quella latteo-casearia, in altri quella della carne, in altri quella delle auto, del cemento, delle armi, e così via.

Per concludere, finché manterremo separati e non saremo noi stessi a denunciare per primi le truffe e le manipolazioni mediatiche e pseudo-scientifiche alla base dell’industria farmaceutica, del quale faccio un esempio concreto in questo articolo:


finché le persone non capiranno che la carne fa venire il cancro, e di quanto insalubre sia, già di per sé e a maggior ragione come viene allevata oggi, che il latte e i formaggi sono nocivi, finché le persone non capiranno che all’industria farmaceutica non importa nulla in primo luogo della nostra via e salute, oltre che della vita degli animali non umani, tanto da nascondere gli effetti letali dei farmaci, finché non aiuteremo la gente a capire che la depressione piuttosto che il cancro piuttosto che l’anoressia che sorgono nella complessità bio-psico-sociale di ogni essere umano sono cose profondamente e intrinsecamente diverse da quelle ingenerate negli animali torturati e fatti ammalare “meccanicamente e chimicamente” da “generosi benefattori vivisettori”, e che quindi neanche le cosiddette cure da loro trovate potranno mai essere efficaci, reali, risolutive, ma al massimo saranno tamponi che nasconderanno e differiranno i sintomi, aggiungendo ad essi altre dipendenze fisiche e psicologiche, effetti collaterali che verranno curati con altri farmaci, ecc.
Finché non faremo capire questo alla gente, costoro potranno ancora andare avanti con lo slogan che “bisogna scegliere tra un cane e un bambino”.
E i primi a rimetterci non saranno solo le mucche, i vitelli, le oche, i polli e i pesci, ma gli esseri umani.
Ovviamente lo stesso discorso vale per tutto ciò che ci viene propinato come necessario: il dogma della crescita economica, coi loro corollari più o meno sottaciuti ma inevitabilmente conseguenti della infinita produzione, infinito consumo, infinita produzione di immondizia, infinito precariato, schiavizzazione dei lavoratori, infinito consumo di risorse e nergetiche e materiali, infiniti sprechi, infinita circolazione incontrollata di merci e capitali, con la tassazione sempre dei più poveri, dei pensionati, dei precari, e in genere di tutti coloro che vivono, per scendere nel concreto, con 1000 o 2000 euro al mese, (o meno) mai con chi ha milioni di euro, che se no poverini si possono comprare meno Ferrari e yacht e il mercato (di yacht e Ferrari) crolla!
CI VUOLE TANTO A CAPIRLO?
                                                            Bruno De Domenico

il terrorismo psichiatrico di Vittorino Andreoli

Vediamo come in questa puntata di Elisir:

(a partire da 1 ora e 6 minuti)

lo psichiatra Vittorino Andreoli parla degli attacchi di panico, diffondendo, a mio avviso, un vero e proprio terrorismo psicologico. Preciso il significato che attribuirò a ciò che avviene nella trasmissione. Non voglio dire naturalmente che prima si siano messi d’accordo per propagandare i farmaci e scoraggiare ogni terapia psicologica.
E’ l’andamento comune di Elisir e di tutte le trasmissioni che finiscono con l’essere direttamente una cassa di risonanza di Big Pharma, e che quindi chiamano, per esempio, sempre psichiatri, mai (dico proprio mai!) psicologi, sempre medici “ufficiali”, che non mettono in discussione i vaccini, la chemioterapia, sempre entusiasti dei metodi cosiddetti “nuovi”, quasi moderni futuristi sulla pelle però dei pazienti, naturalmente.

L’esempio qui fornito da Andreoli è straordinario. In sintesi, egli dice che dagli attacchi di panico non si guarisce, anzi, ha detto che da tutti i problemi psichiatrici non si guarisce.
Ergo, poiché per lui quello che vale per gli attacchi di panico vale anche per depressione, ossessioni, compulsioni, ecc. e siccome da questo o da quello prima o poi veniamo colpiti tutti, anche nella forma più blanda, per Andreoli sempre di malattia psichiatrica si tratta, e poiché da queste non si guarisce, per quest’ultimo siamo in sostanza tutti malati mentali.
Non esclusi però gli psichiatri, che sono la prima sottocategoria professionale che si suicida, prima sottocategoria della categoria professionale tra tutte che già di per sé è in testa ai suicidi:


o anche qui, dove però non si specifica degli psichiatri.


Ma andiamo a cosa ha detto concretamente degli attacchi di panico.
Ne ha parlato, come è solito sentirli parlare sull’argomento, come di qualcosa che può colpire chiunque di noi, in qualunque momento della vita, e dal quale non c’è alcun modo di difendersi. Ha sorvolato il più possibile sul fatto che in alcuni “si presenta una sola volta”, in altri qualche volta, magari a lunghe distanze, così da non divenire “malattia”, mentre ha sguazzato e si è sbrodolato nella descrizione di tutti coloro che finiscono nelle loro mani. Per Andreoli esistono solo i suoi pazienti, che come lui stesso ha detto, praticamente, non guariscono mai, che non riescono mai a uscirne, e devono prendere psicofarmaci per tutta la vita.
Quindi, secondo Vittorino Andreoli:
1)    L’attacco di panico è di per sé una malattia psichiatrica, quindi fa l’equazione tout court: attacco di panico = malato di mente, fingendo di ignorare, perché non credo che possa ignorarlo, quale sofferenza e sconvolgimento interiore possa provocare in chi ha gli attacchi di panico, che si trova così assurdamente equiparato agli schizofrenici,  ai deliranti, ai paranoici, ecc. (sorvoliamo su altre osservazioni che avremmo da fare anche in merito a queste altre categorie…)
2)    Prima o poi rende tutti invalidanti, in particolare depressi, quindi doppiamente malati mentali, dal suo punto di vista
3)    Si può curare solo coi farmaci che bisogna prendere per tutta la vita
4)    Non si può fare niente per migliorare la loro situazione. Andreoli ignora bellamente decenni di ricerche e di pratica clinica di psicoterapia strategica, cognitivista, umanistica e psicodinamica, insomma ignora tutto ciò che ha da dire la psicologia al riguardo.
5)    Altra perla: gli psicofarmaci per l’ansia e la depressione, non darebbero effetti collaterali!

E adesso andiamo a dire cose diverse.