Chi sono io?

...Intensivi di Illuminazione a parte, sono uno psicologo e psicoterapeuta.
Penso che la vera felicità venga dalla consapevolezza, dalla meditazione, dalla spiritualità, dall’essere anziché dall’avere (Erich Fromm). Questo sito vorrebbe essere una delle tante piccole gocce che contribuiscono a diffondere questa nuova coscienza ecologica e spirituale in tutto il mondo, rispettosa dell’ambiente, degli esseri umani e degli animali non umani.
Chiarisco e preciso meglio cosa intendo per “Felicità”:
  •  Felicità non solo degli “umani” ma anche degli animali non umani, dell'ambiente e della natura in generale, tre aspetti che non solo non sono in contraddizione ma si nutrono reciprocamente, così come, al contrario, la distruzione della natura e lo sterminio degli animali si ritorcono contro di noi. La nostra felicità non può essere disgiunta dal rispetto per il mondo circostante.
  •  Felicità anche in posti lontani da noi, dove dovrebbero cessare la fame, lo sfruttamento, le dittature, per bianchi e neri, per adulti e bambini.
  •  Felicità intesa sia come condizioni materiali: una casa, un lavoro, cibo e salute, ma anche come condizioni mentali, psicologiche, spirituali, come relazioni, come aspettative, creatività, fiducia, arte, cultura, gioia di vivere…
Sono per la Decrescita Felice (vedi testi di Maurizio Pallante), e credo che quello che denomino “materialismo-capitalismo-consumismo”, ovvero l’ideologia menzognera e truffaldina della “crescita (economica)” ci renda più infelici, anziché felici, per mille motivi ben precisi e documentati.
Questo vale per noi, per l’ambiente e gli animali non umani.


Ognuno ha il suo personale laboratorio di felicitologia, anche se non lo chiama così. Dalla monaca che si chiude nel convento al rapinatore di banche, a quello che si arruola nella legione straniera, tutti inseguiamo la felicità.
Solo che, evidentemente, le ricette possono essere molto diverse.
Semplicemente, senza alcun moralismo e preconcetto, cerco di individuare ed evidenziare le pratiche che aiutano e contribuiscono alla felicità, e quelle che invece la impediscono e ostacolano. Accogliendo volentieri i contributi di tutti e tutte.
Anch’io ho passato dei momenti di disperazione. Ed è proprio per questo che ho deciso di fare questo laboratorio. Diceva Musatti: “Il paziente può guarire in analisi? Sì. A condizione che anche l’analista sia malato”.

Sia dalle mie osservazioni ed esperienze personali, sia da studi e ricerche accademiche internazionali di studiosi ben più autorevoli di me, sia da quanto affermano grandi Maestri spirituali, quindi attraverso l’esperienza, la sensibilità, la ragione, la filosofia, sono giunti ad alcune ipotesi per cui la felicità sarebbe favorita da alcuni comportamenti e ostacolata invece da altri:

 Innanzi tutto l’aspetto più importante: quello psicologico-mentale-spirituale.
Noi ci identifichiamo coi nostri pensieri, le nostre continue ruminazioni mentali, reagiamo meccanicamente a tutto ciò che ci capita.
Siamo e diventiamo la rabbia
Siamo e diventiamo la paura
Siamo e diventiamo la tristezza
Siamo e diventiamo l’ansia
Siamo e diventiamo la dipendenza, dal sesso o dalle droghe, da
internet o dal gioco
Siamo e diventiamo la malattia, fisica o psichica che ci hanno diagnosticati
Siamo e diventiamo il nostro corpo e quindi tutto ciò che è legato a esso e soprattutto alla sua immagine, considerazione, che gli altri e le altre possono avere di esso-il corpo- e quindi di noi, se noi ci consideriamo il corpo: dai problemi sessuali all’anoressia e bulimia, al vomiting, all’ossessione dell’auto-plastificazione, la cancellazione delle rughe, l’occultamento della vecchiaia, della malattia, ecc.

 Il consumo di farmaci e vaccini aumenta l’infelicità e la malattia.
Incoraggiamo una diversa visione della salute, una prospettiva olistica che tenga conto del rapporto mente-corpo, non succube della propaganda delle case farmaceutiche. Il sempre minore consumo di farmaci e vaccini aiuta la felicità e la salute. Se non fosse così, dovrebbero vivere di più quelli che bazzicano continuamente medici e ospedali, quelli che fanno tutti i check-up medici che la televisione continuamente suggerisce, eccetera. In realtà è esattamente il contrario.

Tutte le ricerche mondiali dimostrano che non solo la maggiore longevità della vita, ma anche una sua migliore qualità si riscontra in persone che:
·        hanno a che fare il meno possibile con medici e ospedali
·        vivono in piccole città o paesi a misura d’uomo
·        lavorano anche fino a tarda età, lavori per loro gratificanti e in cui trovano soddisfazione, non necessariamente intellettuali né iperpagati
·        sono legati/e a reti sociali di condivisione alle quali  
       contribuiscono essi stessi/e: amicizie, famiglia, relazioni, 
       solidarietà, esperienze e valori condivisi
·        hanno sempre fatto una buona attività fisica
·        una buona sessualità ha anch’essa un ruolo significativo
       nella loro vita

Vedi la bibliografia del post: “Il ciclo iatrogeno dell’industria farmaceutica”.

      L’alimentazione con prodotti animali derivanti da inferni di sofferenza ci porta a soffrire noi stessi/e.
Una alimentazione più rispettosa degli animali, della natura, dei popoli del terzo mondo è anche più salutare per noi. 

 Il consumo di cinema e televisione violenta piena di armi, o horror o splatter, e includendo in essi i serial che parlino continuamente di serial killer, oppure di fantasmi, di streghe, di demoni che ci sovrastano, aumentano la nostra infelicità, le nostre ansie, paure, angosce, nervosismo, senso di impotenza.

4 commenti:

  1. Sono in disaccordo solo su una questione: quella del veganismo. Non credo che un vegano debba per forza mandare tutti al diavolo e rinchiudersi in un ghetto di purezza. Che si intende precisamente?

    Credo che le persone che hanno fatto quella scelta abbiano intrapreso la via della saggezza. Io sono vegetariana, non mangio nè carne, nè pesce, assolutamente, non mi mancano, non sento la nostalgia di quel gusto. Mangio ancora uova e latticini perchè li prendo da contadini e piccoli caseifici locali, ma se un giorno queste realtà dovessero scomparire sceglierei ovviamente di diventare vegana.
    Secondo me, e questa è anche una mia preoccupazione, la sfida sta nell'essere fuori dal sistema di consumo e materialismo totalmente, ed essere coerenti a 360°: no scarpe in pelle, no lana, no seta, no carne, no pesce, no il cellulare di ultima uscita, no prodotti testati su animali etc etc.
    E questo è un grande grattacapo per la mia coscienza. Deduco che ci sia un percorso da fare per chi è sensibile in questo senso, inevitabilmente. E forse con la saggezza dell'età si ha la chance di diventare un pò più coerenti ogni giorno, un pò più integri.
    Ma il problema è che questa è una società che promuove, osanna e impone l'eterna giovinezza, non la maturità e la saggezza, indispensabili per garantire l'evoluzione del genere umano, e la trasmissione di conoscenza e lungimiranza. E ognuno di noi, almeno in minima parte, si perde nel possesso, e la maggior parte di noi non vive per evolversi tramite la coscienza e la conoscenza. Tutti, inconsapevolmente i più, siamo profondamente inquinati da questo sistema, e chi ne è consapevole e vuole essere l'artefice del cambiamento, conduce una battaglia armato solo della propria coscienza, che può essere un'arma a doppio taglio.

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  2. Carissima, (non sono sicuro che tu sia donna dal nick, ma credo di sì), intanto grazie per il tuo commento qui e nell'altro post. Naturalmente è ben gradito anche chi non è d'accordo con me, ma nel tuo caso mi pare che la pensiamo in modo similie. Per esempio, tu sei vegetariana, non vegana o non ancora vegana, mi chiedi cosa intendo che i vegani non dovrebbero "mandare tutti al diavolo e rinchiudersi in un ghetto di purezza".
    Beh ti assicuro che purtroppo molti/e lo fanno, allontanando con ciò ogni altro/a dalle battaglie per i diritti degli animali.
    E io preferisco parlare chiaro, a costo di alienarmi tante conoscenze vegane e animaliste.
    Del resto questa è una delle trappole delle identificazioni: c'è chi fonda la propria vita sull'avere automobili di lusso, chi sul conto in banca, chi sull'essere avanzati nella meditazione (chiamasi "materialismo spirituale") e chi nell'essere più "coerenti" degli altri sull'animalismo. In tal modo questo non va minimamente ad aiutare gli animali, perché se dovessero partecipare alle battaglie animaliste solo e soltanto i vegani, che non si vestono con niente in pelle o lana, che non usano il miele, che non ammazzano zanzare o scarafaggi o mosche, e non mi ricordo cos’altro si potrebbe accampare, sarebbero in 10 o in 20 ogni volta a partecipare, (e anche tu non potresti, oltre che io) e puoi immaginare quale successo avrebbero le campagne animaliste!
    Uno dei più grossi errori che fanno certi integralisti, a mio avviso, è di incentrare tutta la questione sulla morte degli animali e non sulle loro sofferenze per tutta la vita.
    Per esempio: per me è certo che non mangiare animali è più bello, più salutare e più spirituale che mangiarli, ma non per questo si dovrebbe arrivare ad affermare che sia la stessa cosa massacrare ogni anno 60 miliardi di animali (senza contare i pesci) e puntare innanzi tutto a uno smantellamento degli allevamenti intensivi, che secondo me sono la priorità! Invece per certuni se alla fine l’animale muore è la stessa cosa che venga ammazzato con la macellazione kosher (di una crudeltà inaudita), che venga allevato in modo naturale o chiuso tutta la vita in un minuscolo recinto, ingravidato artificialmente, separato dai cuccioli, nutrti con cibi per loro innaturali, imbottiti con farmaci e antibiotici, ecc. In Cibo SPA, uno dei film nei link elencati a dx, si illustra quale e quanta differenza ci sia, per noi e per gli animali.
    Questo, ripeto, non riguarda minimamente le scelte in sé, è ovvio che più uno/a è coerente, meglio è, ma l’atteggiamento di apertura o chiusura verso gli altri e verso le posizioni degli altri. Naturalmente se devo scegliere tra un coglione che fa la fila per comprarsi l’ultima cazzata tecnologica appena esce e un animalista di questa tipologia descritta preferisco di gran lunga il secondo, anche se quello non mi riterrà mai un amico o qualcuno con cui abbia nulla a che spartire.
    Ti faccio un esempio pratico: recentemente ho parlato con delle mie ex-alunne ai quali avevo proposto durante l’anno scolastico film tipo heartlings e simili, mi hanno detto che pur commuovendosi ecc. non riuscirebbero mai a fare a meno della carne. Beh, che dovrei fare? Dirgli andate a fanculo non voglio più vedervi? E di che utilità sarebbe agli animali stessi? Al contrario gli ho suggerito perlomeno di non scadere nelle schifezze più becere, tipo mac-donald, e comunque di carne potrebbero mangiarne meno, o puntare a quella “biologica”, (so che il termine è paradossale).
    continua...

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  3. ...Così come uno che si ferma per strada e cura un animale ferito o abbandonato, anche se non gli passa per la testa di diventare vegetariano, è diverso da un cacciatore o uno che li investe per gioco o per motivi superstiziosi … Anzi voglio essere ancora più provocatore: persino tra i cacciatori e i pescatori, categorie per le quali non riesco a non provare antipatia, ci sono quelli che cercano di fare le cose il meno peggio possibile, diciamo così, e ci sono i bracconieri, quelli che se ne sbattono completamente di ogni regola.
    Il punto è che io parto da un punto di vista spiritualista per cui in ognuno di noi c’è l’Atma, Buddha o il Cristos, chiamiamolo come vogliamo. Se trattiamo gli altri come merde perché sono carnivori, o cacciatori, o poliziotti, o fascisti, o berlusconiani, ecc., ci precludiamo con ciò stesso la possibilià di farli andare più in profondità dentro loro stessi e continuiamo ad alimentare sterilmente polemiche che servono solo ad affermare quanto siamo duri e puri e quanto gli altri siano ignobili assassini e non meritino niente. Valuta tu quale delle 2 posizioni sia più utile e costruttiva.
    Comunque, scusami se mi sono dilungato, spero che tu abbia capito meglio cosa intendessi, e se no ci proverò ancora…

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  4. Ho dimenticato un'altra cosa centrale nella questione della felicità e che non smetto mai di ribadire: non riempirci di porcherie e schifezze elaborate, idrogenate, raffinate, ecc.
    carni, zuccheri, sigarette, alcolici, farmaci ecc. fa star bene innanzi tutto noi, è un favore che facciamo in primo luogo a noi: non siamo noi che così rinunciamo, al contrario: E' CHI DECIDE DI AVVLENARSI CHE RINUNCIA ALLA SALUTE E CON CIO', OVVIAMENTE, ANCHE ALLA FELICITA'!

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