giovedì 29 dicembre 2011

MANIFESTO PER UN CINEMA E UNA TELEVISIONE PACIFICI



1.   Ormai fin troppe ricerche sperimentali, e anche il più comune buon senso, suggeriscono o dimostrano che un cinema e una televisione in cui si vedano in ogni film centinaia di morti per accoltellamento, sparatorie, bombe, cannoni, pistole fucili e mitragliatrici diffondono e producono sistematicamente la violenza, per vari motivi, direttamente o indirettamente:

2.   Producono la convinzione che l’unico modo per risolvere i problemi con gli altri sia la violenza e la difesa/attacco con le armi, tanto a livello personale, quanto collettivo e nazionale/sovranazionale

3.   In tal modo non si fa che incentivare direttamente il commercio di armi (e la relativa liberalizzazione), armi in alcuni Paesi immediatmente reperibili sia per i criminali, sia per qualunque “pazzo” che voglia punire con la morte i suoi nemici o presunti tali

4.   Le industrie di armi ovviamente promuovono e finanziano questo cinema e questa televisione violenta, stragista, guerrafondaia, in un circolo vizioso e perverso in cui si indottrina alla violenza e la violenza così prodotta nella società finisce col giustificare altre armi e altro cinema violento

5.   Questo commercio di armi senza alcun limite e controllo, oltre che avvantaggiare la criminalità organizzata, finisce col produrre un ecatombe di incidenti

6.   Come dimostra Michael Moore in “Bowling a Columbine”

lunedì 26 dicembre 2011

IO NON CONSUMO PIU'


13  11  2011
IO NON CONSUMO PIU’: NON E’ LA CRISI CHE DEVE FINIRE, MA IL MATERIALISMO-CONSUMISMO-CAPITALISMO
In questo mio testo cercherò di dimostrare come la crescita economica, cioè quella cosa di cui blaterano continuamente, e in modo identico, la Marcegaglia e i politici, sia in realtà la crescita dell’infelicità. E come la decrescita economia abbia intrinsecamente molte più probabilità di portare alla felicità. In realtà, andrebbero anteposti 2 incisi.
1)    E’ davvero singolare ed emblematico come ormai si parli in questo modo così ossessivo e torturante di crescita, sottintendendo che la crescita debba essere
economica. Questo ci può far capire come per il mondo della Confindustria, delle imprese, e quel che è peggio, per i politici, tutta la vita consista nell’economia. Dico quel che peggio perché i politici, in teoria, non dovrebbero pensare solo al profitto, e quindi neanche solo alla crescita economica, ma dovrebbero governare, regolamentare e frenare, quando necessario, le attività e gli affari che non solo non aiutano la felicità collettiva, ma la impediscono e la distruggono. Come appunto cercherò qui di dimostrare.
Preciso: quando parlo di politici mi riferisco sia ai politici di destra, cioè i servi di destra dei banchieri, sia ai servi di sinistra dei banchieri. E purtroppo non solo i politici e gli industriali sono uniformi e compatti in questo paradigma, ma tutti i giornalisti, e, ahimè, anche i sindacati, CGIL compresa, non hanno avuto finora il coraggio di mettere in crisi questo corollario, forse per paura di essere accusati di vetero-comunismo.
2)    L’ossessività con cui oggi si parla di crescita, di crisi, e di ripresa, è esattamente la stessa con cui dopo il 2001, e fino a qualche anno fa, si è parlato di lotta al terrorismo, che ha portato, con grande soddisfazione delle industrie di armi al genocidio dei popoli iracheno, afghano, e più o meno alla guerra civile in Pakistan.
Siamo dunque sottoposti a un lavaggio del cervello dopo l’altro.
Il federalismo, l’Europa unita, la lotta al terrorismo, la crisi e la crescita.
E’ ovvio che in questi lavaggi del cervello possono rientrare anche temi positivi, come l’ambiente e la lotta alla mafia, ma ovviamente con nessun beneficio quando questi temi sono sollevati per fini strumentali e propagandistici. Devo anche premettere che non è così automatico dire che la decrescita porti alla felicità, così come sarebbe grossolanamente errato dire che un povero sia di per sé più felice di un ricco.
Ma vuol dire, semplificando, che una persona che impernia la sua vita sull’essere (decrescita), anziché sull’avere, (crescita), si avvicina di più alla felicità e che chi punta sull’avere si avvicina di più all’infelicità.

Ma cominciamo col nostro excursus sui disastri della crescita. Essi sono enormi, e ognuno di esso concatenato agli altri, sia orizzontalmente, cioè affiancato, sia verticalmente, cioè ogni consumo e transazione, tanto più è infelicitante, tanto più si lega ad altrettanti consumi e transazioni che cercano di porre riparo a quella infelicità, quando va bene, o addirittura la aggravano, quando va male. Cercherò quindi di essere il più possibile schematico.

Cinema, televisione e internet.
Cinema, televisione e internet, che, apparentemente, non comportando molte spese, non sono direttamente così coinvolti nella crescita come consumo di per sé. Sappiamo però che questi mezzi, pur con le loro differenze, sono fondamentali nella diffusione di un sistema pseudodemocratico, violento, che rende più che mai le persone schiave del sistema, dei vari tipi di droghe, fisiche e psicologiche, dal tabacco al calcio. Il materialismo-capitalismo-consumismo non sopravviverebbe senza la “cavalleria”, le “giacche blu” del mercato, del mondo formato sul possesso, sull’accumulo, sulla moda, la massificazione, sulla schiavitù del ricatto, della gogna pubblica, dei processi mediatici, del dominio della stupidità, della volgarità, della prostituzione come merce di scambio tra imprenditori e potenti.
Cinema è televisione sono i vessilliferi delle multinazionali delle armi, e delle guerre USA in cui queste multinazionali, e anche quelle europee,  hanno sguazzato coi soldi dei contribuenti  europei e nordamericani, gli apologeti e diffusori del terrorismo farmaceutico, del mito della crescita, del sempre più violento, sempre più forte, morte in diretta e/o speculazione sulla morte, esaltazione dell’assassinio, mitizzazione del serial killer, ecc.
E’ vero naturalmente che fortunatamente internet ha diffuso una vera controinformazione come non si sarebbe mai potuto immaginare prima.
Ma internet è comunque una nuova colonna portante del materialismo-capitalismo-consumismo, nonostante tutto, ed è anche il rischio-dalla-padella-alla-brace in cui si può cadere dopo essersi liberati dalla televisione. Internet, così come anche le nuove tv digitali, satellitari, ecc. può divenire e rinsaldare i regni della mercificazione del sesso, del gioco d’azzardo, della dipendenza dagli sport visti in poltrona, e soprattutto, coi social network, può determinare la chiusura di ognuno su sé stesso illudendosi di avere una vita sociale perché sta dialogando con uno schermo e battendo su dei tasti.
I pulcini maschi che nascono negli allevamenti intensivi di galline ovaiole vengono immediatamente tritati, migliaia e migliaia ogni giorno. A milioni in tutto il mondo. Se questo non vi piace, cominciate a comprare uova biologiche, più siete sicuri della sua provenienza, meglio è.
Comunque, non è questa la sede per soffermarsi sulle infinite quantità e varietà di torture che contraddistinguono i diversi allevamenti di animali.
Andiamo piuttosto agli effetti sulla nostra salute. Nel film Corporation alcuni giornalisti riferiscono di aver denunciato come un farmaco somministrato alle mucche fosse cancerogeno per gli umani. Risultato? Sono stati licenziati dall’emittente in cui lavoravano, che prendeva grossi introiti pubblicitari dalla casa farmaceutica che produceva quel farmaco. Non solo. Sono stati anche denunciati dalla casa farmaceutica. In un primo tempo hanno vinto, poi hanno perso.
Dobbiamo considerare che tutte queste multinazionali, si tratti di armi, di industria farmaceutica, di hamburger, di chimica, di petrolio, hanno da un lato miliardi di dollari con cui corrompere quasi chiunque. Quei quasi in cui non riesce la corruzione, possono sputtanarli coi media, in loro possesso, possono farli licenziare, possono screditarli, ricattarli sulle loro eventuali debolezze, o, più semplicemente, ucciderli, cioè farli ammazzare. Che la carne sia cancerogena e tra le principali cause di obesità, problemi cardiaci e altro, è ormai di dominio pubblico: lo dice persino Veronesi! Mentre è ancora abilmente occultato come il latte e derivati siano più fonte di problemi che di nutrimento, siano più causa di osteoporosi, che la sua soluzione, ecc.
Anche qui, vale tanto per il latte quanto per le uova e la carne, è ovvio che a prescindere dalla questione onnivoro-vegetariano-vegano, tanto più il latte o le uova, come la carne, sono inquinati da antibiotici, ormoni, estrogeni, fitofarmaci e pesticidi e le più immonde schifezze di cui questi poveri animali sono stati nutriti, tanto più queste uova, questo latte e questi formaggi faranno schifo e danneggeranno la nostra salute.
E allora? Veniamo al dunque! Dobbiamo rinunciare a carne e pesce, a uova e latte? Naturalmente, se dipendesse dalle mucche, dagli agnelli, dai polli, dai capretti, dai maiali, dai cavalli, dai conigli, dai pesci, dalle aragoste, dalle lumache, ecc. certamente ci direbbero: Sì! Rinuncia! Fammi vivere in pace! Fammi vivere e morire libero! Fammi accoppiare in modo naturale, fammi allattare i cuccioli! Non sono nato per il tuo piacere. Ahimè, gli animali non hanno il potere di unirsi, di ribellarsi e di farci a pezzi per quello che gli facciamo, cosa che, in realtà, ci meriteremmo.
E’ obiettivamente difficile essere vegani oggi. Io, preciso per onestà intellettuale,  non sono neanche vegetariano. Ogni tanto mangio il pesce. Ovviamente sono consapevole che con il pesce m’ingurgito tutto il mercurio che vi è contenuto, e tutte quelle schifezze con cui tanta parte del pesce odierno è truccato per sembrare più fresco…
Ma il punto non è che chi è vegano può mandare tutti a fanculo e rinchiudersi in un ghetto di purezza, perché neanche questo aiuterebbe gli animali.
Se 999 mila consumano 50 kili di carne all’anno e gli ultimi mille sono vegani, cioè non consumano nessun prodotto di origine animale, (neppure nell’abbigliamento), avremo 999 mila x 50 kg = 49.950.000 kg, cioè 50 mila tonnellate di animali macellati e divorati all’anno, per ogni milione di persone.
Se di questo milione,

domenica 25 dicembre 2011

Un regalo al mondo e a te stessa/o

Quest’anno fai un regalo al mondo, e a te stessa/o.
Lavora di meno, produci di meno, consuma di meno, compra di meno, e produci anche meno immondizia. Quest’anno stai più con chi ami, stai più nella natura, mangia meglio, dormi meglio, riposati quando ne hai bisogno, gioca coi tuoi figli, coi tuoi amici, nipoti, coi tuoi genitori, col tuo gatto, col tuo cane.
Guida di meno e vai più in bicicletta, o a piedi, o coi mezzi: non ti avvelenerai negli ingorghi e nella ricerca di un parcheggio, non spenderai tutti i tuoi soldi in multe e magari incontrerai in giro chi non ti aspetti. Stai più attento a quello che compri, a quello che vedi in tivù, ai film che scegli al cinema, perché riempirti di scene violente quando dovresti divertirti e rilassarti? Mangia cose più sane, che non arrivano al tuo piatto dopo inferni di violenza, e che perciò faranno anche più bene al tuo corpo e alla tua salute.
Evita prodotti tossici e inquinanti per l’ambiente: come potrebbero non esserlo per te? Forse che tu non fai parte della natura?
Quest’anno abbi più fiducia nel tuo corpo e nelle tue capacità di autoguarigione: non vedere in ogni angolo virus e malattie, come la televisione vorrebbe farti credere. Solo pochi farmaci possono essere veramente utili, e anche questi, come per esempio gli antibiotici, se usati male e in eccesso diventano controproducenti.
Ricordati che anche i farmaci, come le droghe, comportano assuefazione e dipendenza, fisiologica e/o psicologica.
Ricordati che tu stessa/o sei l’artefice del tuo destino, e quindi anche della tua salute, fisica e psicologica, con quello che mangi e che bevi, con quello che respiri, coi ritmi di vita che hai, col tuo esercizio fisico, con le tue relazioni affettive, amicali, sentimentali, sessuali, con quello che vedi e che senti, con gli stimoli che ricevi, che spesso sei tu stesso a selezionare. Per questo ama, gioca, mangia, suona, canta, balla, leggi, divertiti, muoviti, e segui le tue passioni il più che puoi e meglio che puoi, non rimandare a domani.
Ogni giorno è prezioso.

sabato 24 dicembre 2011

Diventa depresso in 10 mosse!


DIVENTA   DEPRESSO   IN  10  MOSSE!
Premessa: Il seguente brano è un piccolo “scherzo” fondato in realtà su studi e ricerche decennali molto serie, di psicologi e scienziati ben più autorevoli di me, tra l’altro di scuole anche molto diverse tra loro, da quella cognitiva comportamentale a quella relazionale sistemica e costruttivista, a quella umanistica, fenomenologica, ecc. Come apparirà chiaro a chi lo conosce, quello a cui sono completamente in debito da un punto di visto stilistico è certamente Watzlavick, ai cui scritti rimando.
Al contrario, tutto ciò è ovviamente agli antipodi di ogni approccio biologista, organicistico, riduzionista, genetico, farmacologico, psichiatrico. Anche per questo sono perfettamente consapevole che sarò attaccato di minimizzare o di scherzare sulla depressione, di banalizzare, ridicolizzare, ecc. Ma questo, lungi dal preoccuparmi, al contrario mi lusinga. Costoro infatti, sono i primi strenui fedeli e applicatori del mio decalogo!

1)    Poniti sempre degli obiettivi irraggiungibili, in ogni campo: lavorativo, sentimentale, materiale, spirituale, ecc. E resta totalmente scontento e insoddisfatto di te anche se dovessi raggiungerli al 99%. Ottimo anche aspettarsi da tutti gli altri simili risultati, che non essendo mai raggiunti dimostreranno lo scarso valore di chi ti sta intorno.

2)   Concentrati sempre su tutti i tuoi fallimenti, non su ciò in cui sei riuscito
nelle cose che hai raggiunto. Rimugina sempre sui tuoi fallimenti sentimentali, lavorativi, economici, esistenziali. (L’ordine in cui metterli dipende dal sesso, dal carattere, dalla personalità: naturalmente pensa prima a quelli che ti fanno soffrire di più, e poi via via agli altri). Ancora, concentrati su tutto ciò che non hai e che ti manca, non su quello che hai. Sia per quanto riguarda il denaro, sia circa i beni materiali, successi, ecc.

3)    Convinciti che ormai sei irrimediabilmente vittima del passato.
Le cause che ti hanno rovinato possono essere le più svariate: genitori, nonni, zii e zie, insegnanti, vicini di casa cattivi, oppure gli astri, il patrimonio genetico… tutto va bene, a una condizione: che tu non possa più intervenire!

4)    Ne segue un’altra regola fondamentale ad essa simile ma non del tutto sovrapponibile: non far nulla per cambiare le cose! Ormai tutto è andato, non puoi far nulla per migliorare. Chiunque ti dica il contrario, si tratti di amici/che, compagno/a, psicologi/che, medici, ecc… ti stanno solo prendendo in giro, per cui diffidane e stanne lontano il più possibile.

5)    Convinciti che qualunque altra scelta tu avessi fatto nel passato sarebbe stata migliore, e che saresti stato/a molto più felice: se fossi stato/a con un altra donna (o uomo), se avessi fatto un altro lavoro, un’altra scuola, università, se avessi vissuto in un’altra città, in un’altra nazione, se avessi avuto altri amici, ecc. Qualunque scelta del passato è stata sbagliata, e facendo diversamente oggi non soffriresti così.

giovedì 8 dicembre 2011

Contro il cinema U.S.A. e getta

Qualche giorno fa ho visto un bel film indiano.
Parlava di un bambino molto intelligente, ma dislessico non diagnosticato, senza nessuno che lo aiutasse, e soprattutto con una famiglia che tendeva a escluderlo perché lo riteneva il figlio “mal riuscito”.
Per fortuna alla fine trovava un insegnante che lo aiutava e il film finiva bene.
Ma non è di questo che voglio parlare.
Voglio parlare della differenza tra i film che vengono dagli USA, o perlomeno della stragrande maggioranza di essi, e i film che vengono fatti in Europa, Italia compresa, e ancor più nei Paesi cosiddetti “poveri”, o, come si dice con un’orrida espressione, in via di sviluppo, cioè in via di rovina. Per esempio l’India.
Adesso i film dei Paesi come l’India, il Pakistan, film sudamericani, africani o asiatici parlano di cose molto più reali di molti film USA.
Provate a fare un esperimento. Provate a chiedere a chiunque di elencarvi, se gli riesce, 30 film USA, o 20, o almeno 10, e 30 film europei, italiani compresi, oppure 20, oppure 10.