13 11 2011
IO NON CONSUMO PIU’: NON E’ LA CRISI CHE DEVE FINIRE, MA IL
MATERIALISMO-CONSUMISMO-CAPITALISMO
In questo mio testo cercherò di dimostrare come la crescita
economica, cioè quella cosa di cui blaterano continuamente, e in modo identico,
la Marcegaglia e i politici, sia in realtà la crescita dell’infelicità. E come
la decrescita economia abbia intrinsecamente molte più probabilità di portare
alla felicità. In realtà, andrebbero anteposti 2 incisi.
1)
E’ davvero singolare ed emblematico come ormai si parli
in questo modo così ossessivo e torturante di crescita, sottintendendo che la
crescita debba essere
economica. Questo ci può far
capire come per il mondo della Confindustria, delle imprese, e quel che è
peggio, per i politici, tutta la vita consista nell’economia. Dico quel che
peggio perché i politici, in teoria, non dovrebbero pensare solo al profitto, e
quindi neanche solo alla crescita economica, ma dovrebbero governare,
regolamentare e frenare, quando necessario, le attività e gli affari che non
solo non aiutano la felicità collettiva, ma la impediscono e la distruggono.
Come appunto cercherò qui di dimostrare.
Preciso: quando parlo di politici
mi riferisco sia ai politici di destra, cioè i servi di destra dei banchieri,
sia ai servi di sinistra dei banchieri. E purtroppo non solo i politici e gli
industriali sono uniformi e compatti in questo paradigma, ma tutti i
giornalisti, e, ahimè, anche i sindacati, CGIL compresa, non hanno avuto finora
il coraggio di mettere in crisi questo corollario, forse per paura di essere
accusati di vetero-comunismo.
2)
L’ossessività con cui oggi si parla di crescita, di
crisi, e di ripresa, è esattamente la stessa con cui dopo il 2001, e fino a
qualche anno fa, si è parlato di lotta al terrorismo, che ha portato, con grande
soddisfazione delle industrie di armi al genocidio dei popoli iracheno,
afghano, e più o meno alla guerra civile in Pakistan.
Siamo dunque sottoposti a un
lavaggio del cervello dopo l’altro.
Il federalismo, l’Europa unita,
la lotta al terrorismo, la crisi e la crescita.
E’ ovvio che in questi lavaggi
del cervello possono rientrare anche temi positivi, come l’ambiente e la lotta
alla mafia, ma ovviamente con nessun beneficio quando questi temi sono
sollevati per fini strumentali e propagandistici. Devo anche premettere che non
è così automatico dire che la decrescita porti alla felicità, così come sarebbe
grossolanamente errato dire che un povero sia di per sé più felice di un ricco.
Ma vuol dire, semplificando, che
una persona che impernia la sua vita sull’essere (decrescita), anziché
sull’avere, (crescita), si avvicina di più alla felicità e che chi punta
sull’avere si avvicina di più all’infelicità.
Ma cominciamo col nostro excursus sui disastri della
crescita. Essi sono enormi, e ognuno di esso concatenato agli altri, sia
orizzontalmente, cioè affiancato, sia verticalmente, cioè ogni consumo e
transazione, tanto più è infelicitante, tanto più si lega ad altrettanti
consumi e transazioni che cercano di porre riparo a quella infelicità, quando
va bene, o addirittura la aggravano, quando va male. Cercherò quindi di essere
il più possibile schematico.
Cinema, televisione e
internet.
Cinema, televisione e internet, che, apparentemente, non
comportando molte spese, non sono direttamente così coinvolti nella crescita
come consumo di per sé. Sappiamo però che questi mezzi, pur con le loro differenze,
sono fondamentali nella diffusione di un sistema pseudodemocratico, violento,
che rende più che mai le persone schiave del sistema, dei vari tipi di droghe,
fisiche e psicologiche, dal tabacco al calcio. Il
materialismo-capitalismo-consumismo non sopravviverebbe senza la “cavalleria”,
le “giacche blu” del mercato, del mondo formato sul possesso, sull’accumulo,
sulla moda, la massificazione, sulla schiavitù del ricatto, della gogna
pubblica, dei processi mediatici, del dominio della stupidità, della volgarità,
della prostituzione come merce di scambio tra imprenditori e potenti.
Cinema è televisione sono i vessilliferi delle
multinazionali delle armi, e delle guerre USA in cui queste multinazionali, e
anche quelle europee, hanno sguazzato
coi soldi dei contribuenti europei e nordamericani,
gli apologeti e diffusori del terrorismo farmaceutico, del mito della crescita,
del sempre più violento, sempre più forte, morte in diretta e/o speculazione
sulla morte, esaltazione dell’assassinio, mitizzazione del serial killer, ecc.
E’ vero naturalmente che fortunatamente internet ha diffuso
una vera controinformazione come non si sarebbe mai potuto immaginare prima.
Ma internet è comunque una nuova colonna portante del
materialismo-capitalismo-consumismo, nonostante tutto, ed è anche il rischio-dalla-padella-alla-brace
in cui si può cadere dopo essersi liberati dalla televisione. Internet, così
come anche le nuove tv digitali, satellitari, ecc. può divenire e rinsaldare i
regni della mercificazione del sesso, del gioco d’azzardo, della dipendenza
dagli sport visti in poltrona, e soprattutto, coi social network, può
determinare la chiusura di ognuno su sé stesso illudendosi di avere una vita
sociale perché sta dialogando con uno schermo e battendo su dei tasti.
I pulcini maschi che nascono negli allevamenti intensivi di
galline ovaiole vengono immediatamente tritati, migliaia e migliaia ogni
giorno. A milioni in tutto il mondo. Se questo non vi piace, cominciate a
comprare uova biologiche, più siete sicuri della sua provenienza, meglio è.
Comunque, non è questa la sede per soffermarsi sulle
infinite quantità e varietà di torture che contraddistinguono i diversi
allevamenti di animali.
Andiamo piuttosto agli effetti sulla nostra salute. Nel film
Corporation alcuni giornalisti riferiscono di aver denunciato come un farmaco
somministrato alle mucche fosse cancerogeno per gli umani. Risultato? Sono
stati licenziati dall’emittente in cui lavoravano, che prendeva grossi introiti
pubblicitari dalla casa farmaceutica che produceva quel farmaco. Non solo. Sono
stati anche denunciati dalla casa farmaceutica. In un primo tempo hanno vinto,
poi hanno perso.
Dobbiamo considerare che tutte queste multinazionali, si
tratti di armi, di industria farmaceutica, di hamburger, di chimica, di
petrolio, hanno da un lato miliardi di dollari con cui corrompere quasi
chiunque. Quei quasi in cui non riesce la corruzione, possono sputtanarli coi
media, in loro possesso, possono farli licenziare, possono screditarli,
ricattarli sulle loro eventuali debolezze, o, più semplicemente, ucciderli,
cioè farli ammazzare. Che la carne sia cancerogena e tra le principali cause di
obesità, problemi cardiaci e altro, è ormai di dominio pubblico: lo dice
persino Veronesi! Mentre è ancora abilmente occultato come il latte e derivati
siano più fonte di problemi che di nutrimento, siano più causa di osteoporosi,
che la sua soluzione, ecc.
Anche qui, vale tanto per il latte quanto per le uova e la
carne, è ovvio che a prescindere dalla questione onnivoro-vegetariano-vegano,
tanto più il latte o le uova, come la carne, sono inquinati da antibiotici,
ormoni, estrogeni, fitofarmaci e pesticidi e le più immonde schifezze di cui
questi poveri animali sono stati nutriti, tanto più queste uova, questo latte e
questi formaggi faranno schifo e danneggeranno la nostra salute.
E allora? Veniamo al dunque! Dobbiamo rinunciare a carne e
pesce, a uova e latte? Naturalmente, se dipendesse dalle mucche, dagli agnelli,
dai polli, dai capretti, dai maiali, dai cavalli, dai conigli, dai pesci, dalle
aragoste, dalle lumache, ecc. certamente ci direbbero: Sì! Rinuncia! Fammi
vivere in pace! Fammi vivere e morire libero! Fammi accoppiare in modo
naturale, fammi allattare i cuccioli! Non sono nato per il tuo piacere. Ahimè,
gli animali non hanno il potere di unirsi, di ribellarsi e di farci a pezzi per
quello che gli facciamo, cosa che, in realtà, ci meriteremmo.
E’ obiettivamente difficile essere vegani oggi. Io, preciso
per onestà intellettuale, non sono
neanche vegetariano. Ogni tanto mangio il pesce. Ovviamente sono consapevole
che con il pesce m’ingurgito tutto il mercurio che vi è contenuto, e tutte
quelle schifezze con cui tanta parte del pesce odierno è truccato per sembrare
più fresco…
Ma il punto non è che chi è vegano può mandare tutti a
fanculo e rinchiudersi in un ghetto di purezza, perché neanche questo aiuterebbe
gli animali.
Se 999 mila consumano 50 kili di carne all’anno e gli ultimi
mille sono vegani, cioè non consumano nessun prodotto di origine animale,
(neppure nell’abbigliamento), avremo 999 mila x 50 kg = 49.950.000 kg, cioè 50
mila tonnellate di animali macellati e divorati all’anno, per ogni milione di
persone.
Se di questo milione,