Ogni tanto penso che vita beata hanno i/le depressi/e che si svegliano in tarda mattina o il pomeriggio, (a prescindere naturalmente dagli incubi che hanno avuto la notte), e già ricominciando a soffrire per il fatto di essere vivi, riprendono a fumare, per ammazzare il tempo, con l’unica speranza di riaddormentarsi presto, e magari di non risvegliarsi mai più. E sì, perché pensate che vita semplice è mai questa.
Non lo immaginereste ma quest’idea mi è scaturita leggendo dei giornali.
Non un giornale, ma dei giornali. Sì dà il caso che purtroppo io sia un po’ ossessivo e collezioni vari giornali per selezionarne gli articoli più interessanti, leggerli e se lo meritano conservarli. E cosa c’entra mai questo con la depressione, direte voi?
C’entra, perché bastano pochi giornali (per non parlare di internet), per ricordarci quanto vario e ricco e immenso e bello sia il mondo, pur con tutte le sue storture, le deviazioni e le aberrazioni che in esso vi sono. Mi basta leggere di un concorso letterario per ricordarmi che dovrei trascrivere sul computer una trentina di quaderni scritti a penna, tra tanta immondizia qualcosa di carino potrò pur avere scritto da mandare a un concorso no? Beh se per questo mi basterebbe rivedere e correggere il migliaio di pagine scritto in passato, anche lì ci sarà pure qualcosa di bello no?
Pensate che se fossi stato solo depresso a piangermi addosso e a fumare, non avrei scritto nulla. D’altra parte, non ho mai imparato a fumare. Poi spesso gli articoli ritagliati restano lì ad ammuffire e ne leggerò solo qualcuno. Non perché non m’interessino, m’interessano invece. Ma m’interessano altrettanto qualche decina di libri che già ho, e che dovrei leggere da una vita, e non parliamo di quelli che dovrei comprare… Uno dei miei episodi preferiti de “I confini della realtà” è in una vecchissima serie, con un impiegato di banca che s’imboscava ovunque pur di starsene a leggere per i fatti suoi, sia al lavoro che in famiglia. Tutti lo criticavano per questo. Ma io posso capirlo bene. Per me entrare in una libreria è un problema perché se solo penso a quante cose interessanti, dalla storia alla psicologia, dalla filosofia alla spiritualità alla meditazione alla sessuologia al teatro al cinema alla fotografia, meriterebbero di essere lette, davvero mi deprimo. Starsene a letto a piangere e fumare è una cosa infinitamente più semplice. L’unico palliativo che posso adottare è entrare in una libreria quando so già quale libro acquistare, un libro che per qualche misteriosa alchimia ha superato la concorrenza tra altri milioni di volumi, prenderlo e subito andare alla cassa con gli occhi semichiusi, per non farmi catturare dagli altri (libri). Devo dire che anche questo risulta molto difficile perché nonostante questa strategia l’occhio può comunque cadere su uno scaffale con un libro accattivante che un impiegato infingardo ha piazzato con la copertina frontalmente, così che se il titolo e la copertina mi vincono, posso tutt’al più resistere al momento, ma presto ritornerò a comprarlo.
E a proposito di cinema, di teatro, di fotografia, che dire allora delle mostre e degli spettacoli? La cultura è così immensa che è un vero problema saper e dover scegliere tra migliaia di mostre, di spettacoli, di film, dai cinema d’essai alle mostre di arte contemporanea in cui non si capisce un tubo, alle retrospettive del Caravaggio agli spettacoli del teatro di ricerca, classico, il cabaret, la clownerie, di strada, la giocoleriai... per questo la vita ideale non è solo quella del depresso fumatore: è meglio se il depresso fumatore è ignorante. Più ignorante è, meglio è. Non nel senso di ignorante come sprovvisto di titoli di studio o di bagagli nozionistici, ma nel senso che non abbia alcuna curiosità per il mondo, per alcuna arte, alcuno sport, alcuna attività e ovviamente per alcun’altra persona. Infatti, già abbiamo parlato degli sterili e morti libri e di appena un po’ più vivi spettacoli, mostre e film, ma pensate quale problema sarebbe vivere per uno che fosse interessato a praticare degli sporti, che sia il chickboxing o l’alpinismo, la vela o il tiro con l’arco, il calcio o il ciclismo. Basterebbe uno solo di questi interessi, la musica o la scrittura o la lettura, il cinema o la fotografia, l’atletica o lo sci di fondo, per riempire non una, ma decine di vite. Pensate quale dramma, quale angoscia, quale tormento per chi di questi interessi ne avesse più d’uno, 3, 5, 10? Dovrebbe vivere fino a mille anni per poterli soddisfare, solo in minima parte.
E sempre con l’insoddisfazione di non leggere o scrivere o suonare o comporre o boxare o ballare o biciclettare o fotografare o dipingere abbastanza.
Volete mettere con la serenità dello svegliarsi a letto e piangere, sempre contornati dalla meravigliosa aureola della sigaretta, con la speranza aggiuntiva che essa possa accorciarci ulteriormente la vita?
E non abbiamo detto ancora nulla. Perché non abbiamo ancora ricordato da quale peggiore sventura il depresso psicotico si salvi. Il rapporto con gli altri e con il mondo.