giovedì 29 dicembre 2011

MANIFESTO PER UN CINEMA E UNA TELEVISIONE PACIFICI



1.   Ormai fin troppe ricerche sperimentali, e anche il più comune buon senso, suggeriscono o dimostrano che un cinema e una televisione in cui si vedano in ogni film centinaia di morti per accoltellamento, sparatorie, bombe, cannoni, pistole fucili e mitragliatrici diffondono e producono sistematicamente la violenza, per vari motivi, direttamente o indirettamente:

2.   Producono la convinzione che l’unico modo per risolvere i problemi con gli altri sia la violenza e la difesa/attacco con le armi, tanto a livello personale, quanto collettivo e nazionale/sovranazionale

3.   In tal modo non si fa che incentivare direttamente il commercio di armi (e la relativa liberalizzazione), armi in alcuni Paesi immediatmente reperibili sia per i criminali, sia per qualunque “pazzo” che voglia punire con la morte i suoi nemici o presunti tali

4.   Le industrie di armi ovviamente promuovono e finanziano questo cinema e questa televisione violenta, stragista, guerrafondaia, in un circolo vizioso e perverso in cui si indottrina alla violenza e la violenza così prodotta nella società finisce col giustificare altre armi e altro cinema violento

5.   Questo commercio di armi senza alcun limite e controllo, oltre che avvantaggiare la criminalità organizzata, finisce col produrre un ecatombe di incidenti

6.   Come dimostra Michael Moore in “Bowling a Columbine”
questo dilagare di armi produce una quantità di incidenti mortali infinitamente superiori a quelli per la criminalità organizzata, nei paesi dove il commercio di armi è senza restrizioni. Gran parte di queste vittime sono bambini

7.     Questo indottrinamento alla violenza e all’idea che l’unico mezzo di dirimere le controversie sia l’azione militare si traduce, nei rapport tra i popoli e gli Stati, anche in un appoggio alle guerre. Se tutto questo può sembrare esagerato, basti pensare alla rappresentazione ridicola dei terroristi arabi nei film USA, che costituisce una continua propaganda della cosiddetta “guerra al terrore”

8.   Ovviamente questa continua rappresentazione della violenza porta anche a una violenza percepita molto maggiore di quanto non avvenga nella realtà, accrescendo naturalmente il razzismo, la xenofobia, l’intolleranza per il diverso, ma anche l’omofobia, la violenza contro le donne, e un’infinità di problemi psicologici legati all’ansia, al panico, insonnia, stress, paure, fobie, ossessioni e compulsioni.

9.   Si considerano cinema violento, stragista e portatore di morte anche:
a.     Scene con attori che volano e fanno piroette e acrobazie sui cornicioni che lottano in cima ai grattacieli, ecc. Prima di considerare tutto questo “fanatico” dovremmo considerare anno per anno le statistiche dei bambini che si sono uccisi gettandosi dalla finestra, o perché era loro intenzione, e comunque sono stati influenzati da quanto avevano visto, o perché troppo piccoli per capire  e convinti di poter fare le stesse acrobazie e miracoli
b.    Inseguimenti rocamboleschi con auto che fanno per ore manovre, una sola delle quali sarebbe mortale per qualunque automobilista e per un   
numero infinito di pedoni (correre e inseguirsi a tutta velocità in città o addirittura nei passaggi pedonali, nei mercati, ecc., andare contromano, invadere le corsie contrarie, scontri continui, acrobazie tra ponti viadotti e palazzi, ecc.) Anche qui, se eliminassimo qualche decina di film ogni anno e riscontrassimo casualmente un forte decremento dei morti in incidenti stradali, ci accorgeremmo che qualche emozione in meno al cinema vale bene la vita di decine o centinaia di vittime.
c.     Ovviamente, sono estremamente violenti tutti i film dell’orrore
 
10. Il dogma secondo cui “se uno è sano di mente” non viene influenzato è come ritenere che un cucciolo messo in un sacco e preso continuamente a bastonate non diverrà un cane aggressivo, come credere che un bambino cresciuto da un padre nazista o del Ku Klux Klan non assorbirà dei contenuti violenti, come credere che un popolo indottrinato alla violenza sarà pacifico con gli altri popoli. Come credere che l’ambiente non ci influenzi. E’ come credere che se un organismo è sano non verrà danneggiato dal mangiare carne avariato, latte rancido, formaggi ammuffiti, uova, verdure, e frutta marcia.
        Ovviamente questo è tanto più vero per i bambini, tanto peggio quanto più piccoli sono, ma influisce negativamente anche sugli uomini e le donne adulti/e di qualsiasi età.

11. Abituarci e abituare le case di produzione a un cinema meno violento, con meno alieni che invadono la terra, meteoriti, diluvi, affondamenti, eroi solitari che salvano il mondo, promuoverà nel mondo un cinema sempre più simile al grande cinema di tutta l’Europa, dell’India, dell’Africa, dell’Est, di tutti i paesi poveri, dove soggetti e oggetti del film sono i veri problemi della gente: la mancanza di lavoro, la povertà, il non essere in grado di costruirsi e mantenere una famiglia, la mancanza di un alloggio, il calpestamento continuo dei propri diritti, i rapporti all’interno delle famiglie e tra le famiglie, i sentimenti, l’amore, l’amicizia, la solidarietà, la malattia e la salute…

12. Preferiamo il termine “pacifico” anziché non violento, perché l’espressione non-violento contiene al suo interno la violenza, e perché è un’espressione in negativo, per contrasto, mentre noi vogliamo favorire qualcosa di positivo, la pace e la vita.

13. I modi per favorire un cinema e una televisione pacifici sono:
a.  Innanzi tutto non guardare noi stessi i film violenti.

b.  Scoraggiarne la visione ai nostri figli, nipoti, alunni, amici, abituandoli a cose più sane, interessanti, reali
c.  Diffondere questi principi

d.  Proporre dei dazi doganali per i film violenti esteri, e nessuna sovvenzione per quelli prodotti in Italia

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