lunedì 26 dicembre 2011

IO NON CONSUMO PIU'


13  11  2011
IO NON CONSUMO PIU’: NON E’ LA CRISI CHE DEVE FINIRE, MA IL MATERIALISMO-CONSUMISMO-CAPITALISMO
In questo mio testo cercherò di dimostrare come la crescita economica, cioè quella cosa di cui blaterano continuamente, e in modo identico, la Marcegaglia e i politici, sia in realtà la crescita dell’infelicità. E come la decrescita economia abbia intrinsecamente molte più probabilità di portare alla felicità. In realtà, andrebbero anteposti 2 incisi.
1)    E’ davvero singolare ed emblematico come ormai si parli in questo modo così ossessivo e torturante di crescita, sottintendendo che la crescita debba essere
economica. Questo ci può far capire come per il mondo della Confindustria, delle imprese, e quel che è peggio, per i politici, tutta la vita consista nell’economia. Dico quel che peggio perché i politici, in teoria, non dovrebbero pensare solo al profitto, e quindi neanche solo alla crescita economica, ma dovrebbero governare, regolamentare e frenare, quando necessario, le attività e gli affari che non solo non aiutano la felicità collettiva, ma la impediscono e la distruggono. Come appunto cercherò qui di dimostrare.
Preciso: quando parlo di politici mi riferisco sia ai politici di destra, cioè i servi di destra dei banchieri, sia ai servi di sinistra dei banchieri. E purtroppo non solo i politici e gli industriali sono uniformi e compatti in questo paradigma, ma tutti i giornalisti, e, ahimè, anche i sindacati, CGIL compresa, non hanno avuto finora il coraggio di mettere in crisi questo corollario, forse per paura di essere accusati di vetero-comunismo.
2)    L’ossessività con cui oggi si parla di crescita, di crisi, e di ripresa, è esattamente la stessa con cui dopo il 2001, e fino a qualche anno fa, si è parlato di lotta al terrorismo, che ha portato, con grande soddisfazione delle industrie di armi al genocidio dei popoli iracheno, afghano, e più o meno alla guerra civile in Pakistan.
Siamo dunque sottoposti a un lavaggio del cervello dopo l’altro.
Il federalismo, l’Europa unita, la lotta al terrorismo, la crisi e la crescita.
E’ ovvio che in questi lavaggi del cervello possono rientrare anche temi positivi, come l’ambiente e la lotta alla mafia, ma ovviamente con nessun beneficio quando questi temi sono sollevati per fini strumentali e propagandistici. Devo anche premettere che non è così automatico dire che la decrescita porti alla felicità, così come sarebbe grossolanamente errato dire che un povero sia di per sé più felice di un ricco.
Ma vuol dire, semplificando, che una persona che impernia la sua vita sull’essere (decrescita), anziché sull’avere, (crescita), si avvicina di più alla felicità e che chi punta sull’avere si avvicina di più all’infelicità.

Ma cominciamo col nostro excursus sui disastri della crescita. Essi sono enormi, e ognuno di esso concatenato agli altri, sia orizzontalmente, cioè affiancato, sia verticalmente, cioè ogni consumo e transazione, tanto più è infelicitante, tanto più si lega ad altrettanti consumi e transazioni che cercano di porre riparo a quella infelicità, quando va bene, o addirittura la aggravano, quando va male. Cercherò quindi di essere il più possibile schematico.

Cinema, televisione e internet.
Cinema, televisione e internet, che, apparentemente, non comportando molte spese, non sono direttamente così coinvolti nella crescita come consumo di per sé. Sappiamo però che questi mezzi, pur con le loro differenze, sono fondamentali nella diffusione di un sistema pseudodemocratico, violento, che rende più che mai le persone schiave del sistema, dei vari tipi di droghe, fisiche e psicologiche, dal tabacco al calcio. Il materialismo-capitalismo-consumismo non sopravviverebbe senza la “cavalleria”, le “giacche blu” del mercato, del mondo formato sul possesso, sull’accumulo, sulla moda, la massificazione, sulla schiavitù del ricatto, della gogna pubblica, dei processi mediatici, del dominio della stupidità, della volgarità, della prostituzione come merce di scambio tra imprenditori e potenti.
Cinema è televisione sono i vessilliferi delle multinazionali delle armi, e delle guerre USA in cui queste multinazionali, e anche quelle europee,  hanno sguazzato coi soldi dei contribuenti  europei e nordamericani, gli apologeti e diffusori del terrorismo farmaceutico, del mito della crescita, del sempre più violento, sempre più forte, morte in diretta e/o speculazione sulla morte, esaltazione dell’assassinio, mitizzazione del serial killer, ecc.
E’ vero naturalmente che fortunatamente internet ha diffuso una vera controinformazione come non si sarebbe mai potuto immaginare prima.
Ma internet è comunque una nuova colonna portante del materialismo-capitalismo-consumismo, nonostante tutto, ed è anche il rischio-dalla-padella-alla-brace in cui si può cadere dopo essersi liberati dalla televisione. Internet, così come anche le nuove tv digitali, satellitari, ecc. può divenire e rinsaldare i regni della mercificazione del sesso, del gioco d’azzardo, della dipendenza dagli sport visti in poltrona, e soprattutto, coi social network, può determinare la chiusura di ognuno su sé stesso illudendosi di avere una vita sociale perché sta dialogando con uno schermo e battendo su dei tasti.
I pulcini maschi che nascono negli allevamenti intensivi di galline ovaiole vengono immediatamente tritati, migliaia e migliaia ogni giorno. A milioni in tutto il mondo. Se questo non vi piace, cominciate a comprare uova biologiche, più siete sicuri della sua provenienza, meglio è.
Comunque, non è questa la sede per soffermarsi sulle infinite quantità e varietà di torture che contraddistinguono i diversi allevamenti di animali.
Andiamo piuttosto agli effetti sulla nostra salute. Nel film Corporation alcuni giornalisti riferiscono di aver denunciato come un farmaco somministrato alle mucche fosse cancerogeno per gli umani. Risultato? Sono stati licenziati dall’emittente in cui lavoravano, che prendeva grossi introiti pubblicitari dalla casa farmaceutica che produceva quel farmaco. Non solo. Sono stati anche denunciati dalla casa farmaceutica. In un primo tempo hanno vinto, poi hanno perso.
Dobbiamo considerare che tutte queste multinazionali, si tratti di armi, di industria farmaceutica, di hamburger, di chimica, di petrolio, hanno da un lato miliardi di dollari con cui corrompere quasi chiunque. Quei quasi in cui non riesce la corruzione, possono sputtanarli coi media, in loro possesso, possono farli licenziare, possono screditarli, ricattarli sulle loro eventuali debolezze, o, più semplicemente, ucciderli, cioè farli ammazzare. Che la carne sia cancerogena e tra le principali cause di obesità, problemi cardiaci e altro, è ormai di dominio pubblico: lo dice persino Veronesi! Mentre è ancora abilmente occultato come il latte e derivati siano più fonte di problemi che di nutrimento, siano più causa di osteoporosi, che la sua soluzione, ecc.
Anche qui, vale tanto per il latte quanto per le uova e la carne, è ovvio che a prescindere dalla questione onnivoro-vegetariano-vegano, tanto più il latte o le uova, come la carne, sono inquinati da antibiotici, ormoni, estrogeni, fitofarmaci e pesticidi e le più immonde schifezze di cui questi poveri animali sono stati nutriti, tanto più queste uova, questo latte e questi formaggi faranno schifo e danneggeranno la nostra salute.
E allora? Veniamo al dunque! Dobbiamo rinunciare a carne e pesce, a uova e latte? Naturalmente, se dipendesse dalle mucche, dagli agnelli, dai polli, dai capretti, dai maiali, dai cavalli, dai conigli, dai pesci, dalle aragoste, dalle lumache, ecc. certamente ci direbbero: Sì! Rinuncia! Fammi vivere in pace! Fammi vivere e morire libero! Fammi accoppiare in modo naturale, fammi allattare i cuccioli! Non sono nato per il tuo piacere. Ahimè, gli animali non hanno il potere di unirsi, di ribellarsi e di farci a pezzi per quello che gli facciamo, cosa che, in realtà, ci meriteremmo.
E’ obiettivamente difficile essere vegani oggi. Io, preciso per onestà intellettuale,  non sono neanche vegetariano. Ogni tanto mangio il pesce. Ovviamente sono consapevole che con il pesce m’ingurgito tutto il mercurio che vi è contenuto, e tutte quelle schifezze con cui tanta parte del pesce odierno è truccato per sembrare più fresco…
Ma il punto non è che chi è vegano può mandare tutti a fanculo e rinchiudersi in un ghetto di purezza, perché neanche questo aiuterebbe gli animali.
Se 999 mila consumano 50 kili di carne all’anno e gli ultimi mille sono vegani, cioè non consumano nessun prodotto di origine animale, (neppure nell’abbigliamento), avremo 999 mila x 50 kg = 49.950.000 kg, cioè 50 mila tonnellate di animali macellati e divorati all’anno, per ogni milione di persone.
Se di questo milione,
anche solo 100.000 mangiassero, poniamo, solo 2 kg di carne all’anno, anziché 50, avremmo 900.000 x 50 kg = 45.000.000 + 2 x 100.000 = 200.000 = 45.200.000 kg, cioè quasi 5 mila tonnellate, cioè 5 milioni di kg in meno di carne all’anno. E questo solo per ogni milione di persone. Vi sembra poco? Provate a quantificare quanti centinaia di migliaia sarebbero gli animali ammazzati in meno, tra mucche, vitelli, polli, ecc. Lo stesso vale per i formaggi, per le uova, ecc. Questo non per sminuire o per togliere eroismo ai vegani, che personalmente ammiro per lo sforzo che fanno, ma per dire che se dovessimo aspettare che tutti diventassimo vegani, quindi se dovessimo ragionare sempre in termini di bianco o nero, di tutto o nulla, per quanto riguarda gli animali, il mondo finirebbe prima. Ovviamente, i vegetariani possono essere una potente spinta per i carnivori a mangiare sempre meno carne e pesce, e infine a non mangiarne affatto. I vegani sono una potente spinta per tutti, vegetariani compresi, non solo a non mangiare carne ma nessun prodotto animale. Ma questo non vuol dire che ridurre il consumo di carne, di latte e derivati, di uova, di per sé, sia la stessa cosa che abboffarsi di carne. Anche se da un punto di vista ideologico chi assaggia una fetta di prosciutto potrà essere paragonabile a un macellaio, da un punto di vista della nostra salute meno prodotti animali consumiamo, soprattutto per come sono fatti oggi, meglio è. E anche per la loro salute, perché, man mano che il consumo di carne diminuirà, i produttori saranno costretti, come è successo per il vino - ad aumentare la qualità. E carne, latte e uova di qualità vuol dire animali che vivono sempre più in libertà, sempre più in armonia con la natura. Si usa dire più felicemente, anche se certamente non saranno felici nel momento in cui dovessero essere macellati. Ma insomma, il ridurre il consumo di prodotti animali, per chi non se la sente/non ce la fa/non ci crede/non può farne a meno o crede di non poterne fare a meno, non toglie ovviamente che sempre più persone diventino al contempo vegetariane, e ancor meglio vegani.

Boicottare la crescita economica di auto e benzina
L’unico periodo della mia vita in cui ho usato quotidianamente l’auto, è stato a sua volta una piccola frazione di tempo nell’unico periodo in cui ne ho avuta una.
La utilizzavo per andare a fare il tirocinio di psicoterapia in un posto irraggiungibile coi mezzi, a Bolzano. Anche se per il resto della giornata mi muovevo sempre in bicicletta, in quel periodo mi sentivo ingrassare sempre di più. Il mio corpo sentiva come fosse innaturale chiudermi in una scatoletta e muovermi, per decine di chilometri, praticamente restando immobile. Se pensiamo che milioni di persone, non solo lo fanno per svariate ore al giorno per tutti i giorni della settimana, ma non si muovono mai a piedi, non fanno nessuna attività fisica e poi anche a casa stanno 8 ore davanti a internet o alla tv, come possiamo pensare che questi conservino la loro salute fisica e mentale?
Aggiungiamo che dietro il mercato dell’auto e il suo finora naturale complice, il petrolio-benzina, si celano alcune tra le più grandi truffe e tragedie, sia in Italia che nel mondo. In una vecchia puntata di Report si illustra bene come i continui incentivi per l’acquisto di auto nuove, in teoria meno inquinanti, siano solo un modo per vendere più auto, dando i nostri soldi alla FIAT, come sempre, che poi non ci pensa un attimo a chiudere le fabbriche, a delocalizzare, a minacciare, ricattare, schiavizzare i lavoratori. Le cosiddette migliorie ecologiche delle varie nuove marmitte e motori, intanto sono una truffa bella e buona, perché in gran parte non fanno altro che scaricare i prodotti di combustione quando l’auto corre a maggiore velocità, quindi in teoria, fuori città. Ma sempre inquinamento è. Non è che le sostanze cancerogene se scaricate in campagna inquinino meno. C’è solo l’illusione che ci colpiscano meno, come i macelli che non vediamo. Non è che per questo gli animali non soffrano. Ma soprattutto le milioni di tonnellate in più di ferraglia, plastica, gomme, gommapiuma, gomma, ecc. che l’acquisto di nuove auto e la rottamazione di “vecchie” comporterà, sarà infinitamente più inquinante e cancerogeno di qualunque infinitesimale miglioramento ipotizzato, ma poi fasullo, dalle varie burocrazie politiche-industriali corrotte. Le ho messe in una sola espressione perché qui il connubio criminale è quanto mai palese. E non dimentichiamo, in questo settore la cosiddetta sinistra è stata pure peggio della cosiddetta destra, andatevi a guardare la storia degli incentivi alla FIAT.
C’è poi l’epocale truffa planetaria dell’11 settembre e delle guerre ad esso connesse, per fregare il petrolio ai paesi arabi, cosa del resto in linea con gli obiettivi da sempre perseguiti dalla CIA, come i documenti de-classificati ammettono apertamente: impadronirsi di tutte le risorse del pianeta, energetiche e minerarie in primo luogo.
Anche qui: ci si può forse proibire di avere e/o di usare la macchina e persino la moto o il motorino? No. Non credo che sia un crimine usare l’auto, almeno fino a ché non avremo altri sistemi più efficienti, ecologici e sicuri dell’auto, ma dovremmo essere consapevoli di quello che significa, ogni volta, usare un’automobile, per la salute nostra, del pianeta, e ripeto anche qui quanto già detto a proposito dell’alcool. Usiamo le auto come giocattoli, non rendendoci conto che sono invece come pistole. E non solo quando sono guidate da ubriachi. Solo in Italia ci sono circa 5000 morti l’anno. Una cosa che non si dice mai, tra l’altro, è che le principali vittime degli incidenti automobilistici sono i più innocenti dell’inquinamento: pedoni, ciclisti e motociclisti, che comunque usano benzina ma di meno. Pedoni, ciclisti e motociclisti sono costretti, data la loro vulnerabilità evidente, rispetto ad auto e camion, a stare più attenti, ad avere un maggiore rispetto e attenzione per le loro stesse vite, perché sono consapevoli che un errore può essere fatale. Cosa a cui non sono portati purtroppo gli automobilisti, che parlano al cellulare, fumano, non rendendosi conto che stanno andando in città a 40, 60 all’ora e più, dentro quintali di ferraglia che potrebbe in ogni istante ammazzare chiunque. L’altro giorno un bambino a Milano che andava in bicicletta è stato ammazzato da una che ha aperto lo sportello senza guardare, lo ha fatto finire sotto un tram. Si svolta senza mettere la freccia, tagliando la strada e uccidendo ciclisti e motociclisti. La palma spetta però ai SUV, che hanno spostato la corsa agli armamenti sulla strada. I SUV possono fare quello che gli pare, tanto, grossi come sono, ai conducenti non succede mai nulla. Non mi dilungo qui sul significato simbolico, antropologico, sessuale, di compensazione che una macchina grande può avere nella mente di uno che si sente un piccolo uomo, e che si sente più grande e forte, e fico, perché guida un SUV.

Boicottare la crescita economica per i farmaci
L’industria farmaceutica è una delle più criminali al mondo.
E’ tra le prime nel pianeta, a livello di fatturato, insieme al narcotraffico, alla tratta di esseri umani, dalla prostituzione all’espianto di organi, alle armi, al commercio illegale di animali esotici.
Rimando all’altro mio articolo e soprattutto alla relativa bibliografia, più specifici e approfonditi sul tema in oggetto:
Industria farmaceutica: se la conosci la eviti, se la conosci non ti uccide.
Il ciclo iatrogeno dell’industria farmaceutica.
Ma cito, su tutti, il libro: “Ciò che i dottori non dicono”, (Mc Taggart) e “Big Pharma”, di Jack Law. In sostanza, le industrie farmaceutiche, mi riferisco soprattutto alle grandi case: Pfizer, La Roche, Bayer, Glaxo, Smith and Klyne, ecc.
1)    Occultano volontariamente i danni/effetti collaterali delle loro medicine, anche quando questi danni consistono in bambini gravemente handicappati, ictus, infarti, ecc.
2)    Pompano volontariamente i benefici e soprattutto la necessità/indispensabilità di queste stesse medicine, ricorrendo a tutti i mezzi che hanno: giornali ed emittenti tv, giornalisti, politici, e, ovviamente, ricercatori, medici, informatori farmaceutici, docenti universitari, associazioni di malati e di famiglie di malati  consapevolmente o inconsapevolmente, direttamente o indirettamente, da loro pagati e foraggiati. Naturalmente, bisogna fare dei distinguo. Ci sono medici che valgono oro, anche se, per quanto ne so io, i migliori si rendono conto della criminalità della medicina ufficiale odierna, e molti di loro intraprendono per questo, prima o dopo, le vie della medicina olistica. C’è tutto un sistema prima scolastico, poi universitario e accademico - che ormai ha devastato persino i corsi di fisioterapia - che non fa altro che negare l’unità di corpo e mente, e trattare il corpo umano come una macchina rotta. Ovviamente le premesse, quindi, anche per chi comincia in buona fede a studiare medicina, non sono le migliori, anche se molti lo fanno davvero col profondo intento di aiutare, altri col mero desiderio di arricchirsi e di acquisire potere sugli altri.
Dobbiamo anche dire apertamente, però, che un medico che dice ai suoi utenti/clienti di vaccinarsi o di prendere certi farmaci, sapendo che questi fanno male e possono anche uccidere o rendere invalidi, bambini compresi, è disonesto. Certo, è più comodo, ma è criminale. Così come è più comodo per un soldato fucilare un civile innocente, ma è pur sempre criminale.

Boicottare l’abbigliamento, le mode, il consumismo in generale.
Questo paragrafo vuole essere l’ultimo, riepilogativo e conclusivo.
In una conferenza  Maurizio Pallante disse che ci bastava aprire l’armadio per accorgerci che non avevamo più bisogno di comprare nessun abito. Ho valutato se la cosa fosse vera. Beh per me era vera. Eppure anch’io, fino a qualche anno fa, mi sentivo in obbligo, ogni anno, di dover per forza acquistare qualche nuovo maglione, qualche nuova camicia, qualche nuovo pantalone. Come se quelli vecchi si dissolvessero automaticamente dopo 12 mesi (o meno) dall’acquisto, come se andassero a male.
Non parlo del consumo di pelle e di lana, anche qui fonte di orribili sofferenze per gli animali. Non mi rivolgo neanche a chi usa le pellicce, evidentemente troppo insensibile per mettersi a leggere questo testo, anche se basti dire che gli animali allevati per le pellicce, chiusi anch’essi per tutta la vita, vengono tenuti di proposito al freddo il più possibile, cosi da “infoltire il pelo”. Per quanto riguarda invece il consumo di pelle, rimando nuovamente al film “Earthlings”, tra i siti nella home page. Anche la lana, per le sue procedure industriali e meccaniche, provoca in realtà atroci sofferenze agli animali.
Io lo ammetto, non riesco a farne a meno, ma qui vale lo stesso discorso dei cibi
“animali”: anche se non riusciamo a farne a meno, possiamo consumarne il meno possibile. Spesso acquistiamo prodotti a prezzi irrisori, costretti a nostra volta a farlo dalla nostra crescente (quella sì) povertà, acquistiamo prodotti che sono fabbricati da bambini-schiavi. O anche da schiavi adulti. Non parliamo delle cose più scandalose, tipo i diamanti, per i quali sono state fomentate guerre fratricide e genocidi in Africa. Ma dinamiche simili riguardano anche i minerali rari, in particolare in Asia, sempre più preziosi per le nuove tecnologie.
E a proposito di nuove tecnologie: pensate che sia per puro caso che queste si rincorrano sempre più, rendendo inutile il prodotto acquistato qualche mese prima? Si tratti di telefonini, i-phone, i-pad, black-berry, computer,  o qualunque altra diavoleria. Una volta c’era solo l’obsolescenza programmata, quell’orribile meccanismo consumista per cui le cose vengono fabbricate in modo da rompersi o essere inservibile dopo un po’, appunto il tempo di far scadere la garanzia. Adesso, con l’ “evoluzione” continua di sempre nuove tecnologie, tipo videocassetta, poi dvd, poi blue-ray e poi chissà cos’altro, siamo praticamente costretti ad acquistare, per questioni di compatibilità, di interfacce, di lavoro, per questioni tecniche, anche quando non siamo così imbecilli da farlo per avere il telefonino all’ultima moda, o il vestitino o la montatura di occhiali di questo o quell’attore, cantante, sportivo.
Una nota a parte merita la cosiddetta sindrome da shopping compulsivo.
A parte il fatto che anche questa è l’ennesima psichiatrizzazione di un comportamento che andrebbe invece spiegato e curato con la coscienza umanistica del nulla della società dei consumi, il fare shopping per riempire la vuotezza della propria vita, che è tutt’altra cosa rispetto alla vacuità di Buddhica memoria, è emblematico e paradigmatico del meccanismo in atto nella nostra società:

sono infelice, frustrato, depresso, annoiato, solo
--> credo di poter sfuggire a questa frustrazione avendo di più, consumando di più (fossero droghe o pellicce o hamburger o il lotto)
--> mi accordo che questa infelicità permane
--> cerco di sfuggirla consumando e acquistando ancora di più
--> cerco di avere sempre di più, anziché di essere e divenire sempre meglio

Consumare e acquistare il meno possibile e il meglio possibile, autoprodursi le cose, e soprattutto fare a meno delle stronzate inutili, è una cosa che ci aiuta a diventare più felici, a non lavorare come schiavi per avere sempre più cose che ci rendono infelici, a non essere succubi e sottomessi alle leggi del mercato, del conformismo, delle banche e del potere che ci domina e che ci vuole dei passivi coglioni che si ammazzano l’un l’altro, schiacciati dai debiti, dalle banche, dal consumismo-materialismo-capitalismo.
                                                           

5 commenti:

  1. Io ci sto lavorando, negli anni ho eliminato tante cose, come prodotti nocivi per l'ambiente e la salute o testati su animali, o cibo industriale; a casa mia è assolutamente bandito, insieme alla carne. Al solo pensare ai limiti che però riconosco di avere mi preoccupo, ci penso quotidianamente, e ci sono cose di cui ancora non riesco a fare a meno, come cose riguardanti l'abbigliamento.

    RispondiElimina
  2. Carissima, per tutti ci sono cose di cui non riusciamo a fare a meno, ma comunque siamo in tanti/e che riusciamo sempre più a fare a meno delle cose di cui riusciamo a fare a meno... e impariamo sempre più a fare a meno di cose di cui pensavamo non saremmo riusciti a fare a meno!
    Può sembrare uno scioglilingua ma parlo seriamente. Solo che il cosiddetto sistema finge di non accorgersene per motivi politici/commerciali: continua a dare l'idea di un'Italia bigotta, omofoba, ultracarnivora, ecc.
    per esempio nelle elezioni sorvolano sempre sulle DECINE DI MILIONI DI ITALIANI CHE NON VOTANO O CHE VOTANO SCHEDA BIANCA: alla fine il 30% dei cosiddetti grandi partiti sono in realtà il 30% dell'80% dei votanti.
    Su 47 milioni di votanti infatti non ha votato oltre il 20%, il che vuole dire BEN 10 milioni di italiani! E non consideriamo le schede bianche o nulle, misteriosamente scomparse dai riultati ufficiali come qui denunciato:
    http://www.pieroricca.org/2008/04/16/schede-bianche-e-nulle-cercansi/

    In realtà sempre più siamo vegetariani, sempre meno vediamo film stupidi, sempre più cerchiamo di stare attenti a quello che compriamo.
    Ma anche qui le dicotomie assolute sono sbagliate: per esempio se uno la televisione la guarda poco e non ne dipende affatto non è che sia molto diverso da uno che neanche ce l'ha, no? Non dobbiamo scoraggiarci, come dicono i preti: una foresta che cresce fa più rumore di un albero che cade... ma questa frase i preti a chi l'hanno rubata a loro volta?

    RispondiElimina
  3. ciao,
    con un gruppo di famiglie abbiamo acquistato una casa a Ferrara e presto andremo a vivere vicini , in modo da condividere spazi, progetti e tempi.
    Simao convinti che sia un modo molto molto concreto di vivere meglio . Meno soldi e più relazioni= migliore qualità della vita.
    Parliamo anche di COHOUSING, è una buona pratica
    che dovrebbe essere più diffusa!
    ciao

    RispondiElimina
  4. Grazie Alida, d'accordissimo. Più natura, più relazioni, autoproduzioni, autenticità, insomma più vita! Buon Anno!

    RispondiElimina
  5. PS: la vostra iniziativa è davvero bellissima:
    http://www.cohousingsolidaria.org/
    appunto quello di mettere in rete queste realtà è uno dei miei propositi

    RispondiElimina

Grazie del tuo commento, sarà visibile al più presto nel sito.