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Già due giorni fa avevo scritto ieri “Psicologia
del suv”, dopo avere appreso della morte di un bambino nel cortile di un asilo,
investito da un suv.
Ahimé ieri si è aggiunta l’ennesima tragedia del vigile urbano,
Niccolò Savarino, travolto nel modo più barbaro e crudele da un altro suv. Il fatto che di lui
e della caccia ai suoi assassini non si sia più parlato dopo l’affondamento
della nave e la perdita della tripla A mi dà un motivo in più per ricordarlo.
Fortunatamente non sono un giornalista e non devo rincorrere
la cronaca.
Quanto accaduto sembra l’ennesima amara conferma della
pericolosità dei suv.
Nell’articolo che segue avevo parlato di un’aggressività e
una competitività arcaica, inconscia, antropologica, che nel suv trova una
sua manifestazione simbolica e sostitutiva.
Ma non dobbiamo dimenticare che un simile neo-carro armato
in in abiti borghesi si presta a maggior ragione per crimini così barbari,
quando queste auto sono acquistate o rubate da esseri che probabilmente
ammazzerebbero con la stessa indifferenza a bordo di una piccola auto. Purtroppo
però il volume di questi automezzi è tale da non lasciare alcuna chance di
salvarsi alle vittime, come è accaduto al povero Niccolò.
Ho definito questo atto barbaro, e
istintivamente anche a me vengono in mente gli aggettivi “bestiale, animalesco”.
Ma anche in tal caso si tratta solo di condizionamenti. Condizionamenti
storico-linguistici.
Se ci pensiamo bene, probabilmente nessun popolo barbaro ha mai
compiuto, in termini quantitativi, gli stessi massacri, genocidi, invasioni,
schiavizzazioni di massa, come i popoli “civilizzati”, anche se alcuni di
questi hanno subito la condanna della storia, altri continuiamo a ricordarli
come nostri progenitori e persino esempi.
Dagli antichi Romani agli inglesi, Gli Stati Uniti d’America,
dallo schiavismo all’invasione dell’Iraq.
Dagli acculturati nazisti amanti di Nietzsche e Wagner, ai bolscevichi che
avrebbero dovuto realizzare l’assalto al cielo predicato da Marx. Anche i termini ‘animale’ e ‘bestiale’ sono delle vere
mistificazioni nel modo in cui li usiamo di solito.
Gli animali, le bestie, non
guidano, non uccidono gratuitamente o per non farsi prendere, per non farsi scoprire
con chili di droga o di armi in macchina. Uccidono per motivi di sopravvivenza,
compresi quelli legati al territorio.
I vigili urbani, così come la polizia stradale, è inutile nasconderlo,
non godono di grande simpatia. Sono considerati dei rompiscatole. Multano e
tolgono i punti alla patente, e sequestrano i mezzi, a chi guida ubriaco o parlando al
cellulare, a chi trasgredisce i limiti di velocità, ecc.
Beh ricordo che in questi casi il problema non sono le
multe, ma chi fa tutto ciò, il ché ha come risultato circa 5000 morti sulle
strade ogni anno solo in Italia.
In tutte le categorie e lavori ci sono persone ‘buone’ e
persone ‘cattive’.
Niccolò era siciliano, una persona semplice, viene descritto
come uno che aiutava i disabili nel tempo libero, coltivava un orto, era sempre
disponibile e gentile con tutti. Pare che fosse una bella persona con la
passione di fare il vigile, lo voleva fare da tanto tempo e ci era riuscito, dopo
tanti sacrifici e attese.
Aveva il viso di una persona buona. Forse ha commesso
l’errore, mettendosi davanti all’auto che lo ha ucciso, per bloccarla, di
proiettare la sua bontà anche su due esseri che, almeno finora, vivono solo per fare
il male.
Mi dispiace di non averti conoscituo. Ciao Niccolò.
12 1 2012
Psicologia del SUV
Da City apprendo con dolore che un altro bambino è rimasto
vittima di un SUV, un cosiddetto sport utility vehicle.
Ahimé nella stessa pagina apprendo che i bambini da 0 a 13
anni uccisi in incidenti automobilistici nel 2011 sono ben 65, il 10% in più
che nel 2010, oltre a 625 feriti.
38 di questi bambini sono vittime di pirati della strada, 12
da drogati o ubriachi.
Faccio notare che molto probabilmente anche molti dei 38
assassini vigliacchi fuggiti saranno stati ubriachi o drogati al momento
dell’incidente, e che se consideriamo che molti incidenti vengono commessi da
persone che stanno agevolmente parlando al telefonino e correndo, altri stanno
guidando fumando, accendendosi la sigaretta, piegandosi nell’abitacolo a
cercare gli accendini caduti, a mandare sms, ecc… la quasi totalità degli
incidenti più gravi sono da addebitare alle più svariate dipendenze non solo
fisiche ma anche psicologiche, (cellulari, messaggi, internet, blackberry, smart-phone
e compagnia cantante), in quanto non possiamo non considerare dipendenza il
dare la precedenza a questi comportamenti piuttosto che all’attenzione alla
vita propria e altrui.
Le leggi italiane, che non puniscono in alcun modo chi ha
provocato così immani tragedie, fanno il resto.
Ma a parte questo, questa tragedia mi spinge a una
riflessione sul significato del suv, visto che, almeno in questa occasione, non
si trattava certamente di un autista ubriaco, né di un sabato sera “da sballo”.
Il bambino, di 5 anni, appena sceso dall’auto della mamma, è stato investito da
un altro padre di famiglia che stava portando all’asilo suo/a figlio/a. Non era
dunque né ubriaco né drogato, né pare andasse veloce, ma purtroppo sempre abbastanza
per uccidere.
Anni fa uno che si era reso colpevole di una situazione simile,
mi pare avesse più o meno distrutto una famiglia, commentava così cinicamente:
“In natura è così, il pesce grosso mangia quello piccolo”.
Lui era un pesce grosso, avendo il SUV, gli altri solo
“pesci piccoli”, quindi in fondo che problema c’era? Avviene così anche in
natura.
Il valore aggiunto dell’auto si è quindi spostato dalla
bellezza e dallo status symbol in sé della macchina più bella, lussuosa,
raffinata, alla macchina più potente, più aggressiva, più simile possibile a un
camion o a un carro armato.
La macchina che ti dà più probabilità di sopravvivenza in
caso di scontro frontale con altri. Il suv rilancia perciò sulla strada la
corsa agli armamenti, la guerra preventiva, e anche la psicologia arcaico-machista
più evidente nelle popolazioni appena uscite dalla povertà, per cui, più si è
grassi e grossi, più si è in salute, forti, “ben messi”.
E’ un richiamo che antropologicamente vale anche,
notoriamente, per le relazioni di potere, in cui l’unica attrattiva, o comunque
la più importante che il maschio esercita sulla donna è la “sicurezza”
economica e insomma la possibilità di offrire determinati agi e vantaggi
materiali.
Non dimenticherò mai come mi rispose tanti anni fa una ragazza
che mi descrisse una sua relazione con un commercialista. Quando gli chiesi
come fosse, mi rispose, emblematicamente e trionfalmente: “Grasso!”
Noto è anche l’epiteteto meridionale “uomo di panza”, tanto
scherzoso quanto significativo.
E i suv, – trasponendo sulla strada la quotidiana guerra al
prossimo, in attesa e nella speranza che le lobby delle armi americane non
riescano a liberalizzare anche in Europa i loro fucili e mitragliatori, come
già sta avvenendo per il transgenico – i SUV dicevo comprensibilmente non
possono minimamente preoccuparsi, con la loro funzione di piccoli carri armati
attrezzati allo scontro, e dando una bella sicurezza in più all’eventuale
tossico (di droghe legali o illegali) di rimanere illeso pur dopo aver fatto un
massacro, non possono certo preoccuparsi né di cani, né di gatti, né tanto meno
di bambini, di nani o di persone in carrozzella, tutti soggetti meno visibili
da queste auto.
Il riferimento agli animali può sembrare blasfemo parlando
anche di esseri umani e di bambini in particolare, ma le persone sensibili
sanno quanto può significare la compagnia di un animale domestico, e penso che
una società, come diceva Gandhi, si
possa e si debba valutare veramente da come tratta i suoi soggetti più deboli,
dai detenuti agli animali.
I cani e i gatti, poi, non produrranno mai reddito, e i
bambini non ancora. Quindi, chi se ne frega se per le nostre città girano
migliaia di auto costruite appositamente in modo da fottersene di intere
categorie di esseri viventi, oltre che avvelenandoli maggiormente per la
maggiore altezza del tubo di scappamento?
L’importante è che le macchine possano circolare
liberamente, l’importante è la crescita, rilanciare i consumi. Anche di alcool.
E di funerali.
ottimo
RispondiEliminaottimo
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