Corso di “Psico-cineforum”, Scuola “F. Besta”,
a.s. 2011/12, prof. De Domenico
Psico-Recensione di “Yes Man”, di Peyton Reed.
“Non lavorerai ancora in banca?”
“Sarai diventato il padrone della banca almeno!”
L'amico
presuppone nella vita di Carl un dinamismo, dinamismo che lui ovviamente non
ha. Anzi, è il massimo della stagnazione.
La scultura che
lo sovrasta tende a schiacciare il protagonista, sembra addirittura puntargli
una pistola alla testa.
Sasso contro la
vetrina della banca, e fuga gioiosa à
per comunicargli fino in fondo quello che vuole dire l’amico non disdegna
neanche di mettersi nei guai: sa che l’esempio vale più di ogni chiacchiera,
come diceva Seneca.
Il sogno: vivere
come morti è come essere già morti. Similmente dice un proverbio indiano: "Non
amare è un lungo morire".
Il sogno lo
scuote più di qualunque altra cosa, di qualunque ramanzina degli amici.
Il “guru” del SI’
è vestito di bianco, colore che riflette tutti gli altri.
“Non puoi osservare la vita!” Tutta la
convention del “yes”, i cori di sì e “no man” danno molto l'idea dei gruppi
americani televangelisti o i nuovi culti della mente, alcuni dei quali veramente
pericolosi. Ma non sarà questo il caso di Carl.
“Tu dici di no alla vita e quindi non stai vivendo!”
Segue una
descrizione precisa della putrescente vita di Carl.
“Non riesci nemmeno a trovare l'entusiasmo per
masturbarti!”
Comica ma acuta osservazione psicologica. La descrizione precisa della sua vita
lo ipnotizza.
Scena
dell'ubriacatura: lo stato di coscienza in cui viviamo è fondamentale nel
nostro rispetto delle regole, la sottomissione al potere, eccetera. Per questo
in genere la religione – e in particolare quelle monoteiste – dettano delle
precise regole in materia di sessualità, alcolici e droghe, finalizzate a farci
permanere in uno stato di coscienza cosiddetto “ordinario”, cioè quello in cui
più siamo portati a osservare le regole, uno stato di coscienza tra i tanti
possibili. Quello del sogno o del confine tra sonno e veglia sono stati di
coscienza diversi, per esempio.
L'alcolismo è
una delle terribili piaghe della società, e guidare avendo bevuto anche solo un
po' di vino o di birra di troppo può dare luogo a tragedie per noi e per gli
altri, ma nel caso di Carl, al ristorante, cambiare il suo abituale e mortifero
stato di coscienza è un’ esperienza positiva, dopo tanto appassire.
"Che cosa c'entro io? - Beh, sicuramente
qualcosa centri! Se no non ti saresti preso il cazzotto. Non bisogna dire mai
che cosa c'entro!”
È delineata in
queste poche righe la teoria orientale del karma secondo la quale ogni cosa che
ci succede ha la sua causa in qualcosa che abbiamo creato/fatto nel passato.
“È stata un'esperienza positiva”. La saggezza
orientale (e non solo) ci insegna a vedere dei maestri anche nelle
persone/eventi/difficoltà che ci fanno più male e che troviamo più
insopportabili, negativi, eccetera. E ricordiamo che il Tantra, altro sentiero
orientale, è considerata una “via del sì”.
La scena del
sesso con la vecchia è abbastanza ripugnante e sicuramente non commerciale, ma a
me fa supporre una certa onestà intellettuale dello sceneggiatore.
Esilarante il
pezzo totalmente clownistico delle facce buffe.
La scena dei
vari “sì” agli annunci: non sono casuali (perché la lingua coreana? Perché la
sposa persiana? Perché la chitarra? Tutti questi si contribuiranno a creare
l'intreccio che andrà sviluppandosi à
“Non l'avrei incontrata se non avessi
detto sì a quel senzatetto”. Noi tendiamo sempre a scindere cartesianamente
la vita in eventi positivi e altri negativ, siamo stati abituati così, come i
contabili con le entrate e le uscite, ma dimentichiamo che essi, gli eventi e
le loro conseguenze, sono sempre legati tra loro.
La scena dell’eviscerazione
dei polli: una scena di violenza reale connessa alla nostra vita quotidiana, molto
più concreta di tante scempiaggini che ci parlano di vampiri, di alieni, di
eroi che salvano il mondo da meteoriti, eccetera.
Altro spunto
offertoci per riflettere, così come quello sull’omosessualità: la frase dell'amico
che vuole comprarsi la moto per non sembrare più bei più gay ci rimanda all'
omofobia.
Quando lei gli
parla della convivenza c'è una enorme corda alla destra del protagonista. E lui
sembra sentirsi soffocato. Probabilmente non è un caso.
L’accusa di
essere una spia da parte dei funzionari dell’FBI implica una critica sarcastica
nei confronti delle nostre routine, della nostra monotonia, del nostro muoverci
in gregge, dei nostri pacchetti commerciali preconfezionati: Carl impara il
coreano, una lingua non utile per motivi commerciali, non molto diffusa, e il
fatto che “si fidanzi” con una coreana,
dati gli scontri diplomatici degli USA con la Corea del Nord, è per loro la
dimostrazione che lui sia un traditore. Carl viaggia in uno stato degli USA
disertato e ignorato dagli itinerari tradizionali, che si ritiene non abbia
nulla da offrire: già questi pochi elementi indicano all’FBI che lui sia un
sovversivo, un terrorista.
Prima, quando la
sua vita era una lunga sequela di piagnistei e giorni tutti uguali l’uno
appiccicato all’altro, era considerato “normale”.
L’ultima scena,
solo alla fine della sigla, in cui lui con la fidanzata corre in autostrada su
queste tavole con rotelle, è una piccola chicca del regista, è come dire: un
film si guarda fino all’ultima didascalia, e solo chi di voi avrà il gusto e la
pazienza di farlo riuscirà a vederla. Ma è un esperimento da non imitare:
ovviamente nel film la strada era stata bloccata, altrimenti l’impatto con
delle auto sarebbe stato inevitabile!
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