mercoledì 29 agosto 2012

Psico-recensione di "Yes Man"


Corso di “Psico-cineforum”, Scuola “F. Besta”, a.s.  2011/12, prof. De Domenico
Psico-Recensione di “Yes Man”, di Peyton Reed.

“Non lavorerai ancora in banca?”
“Sarai diventato il padrone della banca almeno!”
L'amico presuppone nella vita di Carl un dinamismo, dinamismo che lui ovviamente non ha. Anzi, è il massimo della stagnazione.
La scultura che lo sovrasta tende a schiacciare il protagonista, sembra addirittura puntargli una pistola alla testa.
Sasso contro la vetrina della banca, e fuga gioiosa à per comunicargli fino in fondo quello che vuole dire l’amico non disdegna neanche di mettersi nei guai: sa che l’esempio vale più di ogni chiacchiera, come diceva Seneca.
Il sogno: vivere come morti è come essere già morti. Similmente dice un proverbio indiano: "Non amare è un lungo morire".
Il sogno lo scuote più di qualunque altra cosa, di qualunque ramanzina degli amici.
Il “guru” del SI’ è vestito di bianco, colore che riflette tutti gli altri.
“Non puoi osservare la vita!” Tutta la convention del “yes”, i cori di sì e “no man” danno molto l'idea dei gruppi americani televangelisti o i nuovi culti della mente, alcuni dei quali veramente pericolosi. Ma non sarà questo il caso di Carl.
“Tu dici di no alla vita e quindi non stai vivendo!”
Segue una descrizione precisa della putrescente vita di Carl.
“Non riesci nemmeno a trovare l'entusiasmo per masturbarti!” Comica ma acuta osservazione psicologica. La descrizione precisa della sua vita lo ipnotizza.
Scena dell'ubriacatura: lo stato di coscienza in cui viviamo è fondamentale nel nostro rispetto delle regole, la sottomissione al potere, eccetera. Per questo in genere la religione – e in particolare quelle monoteiste – dettano delle precise regole in materia di sessualità, alcolici e droghe, finalizzate a farci permanere in uno stato di coscienza cosiddetto “ordinario”, cioè quello in cui più siamo portati a osservare le regole, uno stato di coscienza tra i tanti possibili. Quello del sogno o del confine tra sonno e veglia sono stati di coscienza diversi, per esempio.
L'alcolismo è una delle terribili piaghe della società, e guidare avendo bevuto anche solo un po' di vino o di birra di troppo può dare luogo a tragedie per noi e per gli altri, ma nel caso di Carl, al ristorante, cambiare il suo abituale e mortifero stato di coscienza è un’ esperienza positiva, dopo tanto appassire.
"Che cosa c'entro io? - Beh, sicuramente qualcosa centri! Se no non ti saresti preso il cazzotto. Non bisogna dire mai che cosa c'entro!”
È delineata in queste poche righe la teoria orientale del karma secondo la quale ogni cosa che ci succede ha la sua causa in qualcosa che abbiamo creato/fatto nel passato.
“È stata un'esperienza positiva”. La saggezza orientale (e non solo) ci insegna a vedere dei maestri anche nelle persone/eventi/difficoltà che ci fanno più male e che troviamo più insopportabili, negativi, eccetera. E ricordiamo che il Tantra, altro sentiero orientale, è considerata una “via del sì”.  
La scena del sesso con la vecchia è abbastanza ripugnante e sicuramente non commerciale, ma a me fa supporre una certa onestà intellettuale dello sceneggiatore.
Esilarante il pezzo totalmente clownistico delle facce buffe.
La scena dei vari “sì” agli annunci: non sono casuali (perché la lingua coreana? Perché la sposa persiana? Perché la chitarra? Tutti questi si contribuiranno a creare l'intreccio che andrà sviluppandosi à “Non l'avrei incontrata se non avessi detto sì a quel senzatetto”. Noi tendiamo sempre a scindere cartesianamente la vita in eventi positivi e altri negativ, siamo stati abituati così, come i contabili con le entrate e le uscite, ma dimentichiamo che essi, gli eventi e le loro conseguenze, sono sempre legati tra loro.
La scena dell’eviscerazione dei polli: una scena di violenza reale connessa alla nostra vita quotidiana, molto più concreta di tante scempiaggini che ci parlano di vampiri, di alieni, di eroi che salvano il mondo da meteoriti, eccetera.
Altro spunto offertoci per riflettere, così come quello sull’omosessualità: la frase dell'amico che vuole comprarsi la moto per non sembrare più bei più gay ci rimanda all' omofobia.
Quando lei gli parla della convivenza c'è una enorme corda alla destra del protagonista. E lui sembra sentirsi soffocato. Probabilmente non è un caso.
L’accusa di essere una spia da parte dei funzionari dell’FBI implica una critica sarcastica nei confronti delle nostre routine, della nostra monotonia, del nostro muoverci in gregge, dei nostri pacchetti commerciali preconfezionati: Carl impara il coreano, una lingua non utile per motivi commerciali, non molto diffusa, e il fatto che  “si fidanzi” con una coreana, dati gli scontri diplomatici degli USA con la Corea del Nord, è per loro la dimostrazione che lui sia un traditore. Carl viaggia in uno stato degli USA disertato e ignorato dagli itinerari tradizionali, che si ritiene non abbia nulla da offrire: già questi pochi elementi indicano all’FBI che lui sia un sovversivo, un terrorista.
Prima, quando la sua vita era una lunga sequela di piagnistei e giorni tutti uguali l’uno appiccicato all’altro, era considerato “normale”.
L’ultima scena, solo alla fine della sigla, in cui lui con la fidanzata corre in autostrada su queste tavole con rotelle, è una piccola chicca del regista, è come dire: un film si guarda fino all’ultima didascalia, e solo chi di voi avrà il gusto e la pazienza di farlo riuscirà a vederla. Ma è un esperimento da non imitare: ovviamente nel film la strada era stata bloccata, altrimenti l’impatto con delle auto sarebbe stato inevitabile!

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